L’immagine del passato, riversata sulla pellicola del tempo, non restituisce quasi mai la verità dei sentimenti che accompagnano i nostri passi.
Se penso al giorno in cui ho detto Ti Amo per la prima volta, ricordo che ero piccola, e che tutto intorno a me diventò grande all’improvviso. Mi sembrava, sì, di conquistare il mondo in una sola parola, in un solo enorme respiro. E infondo oggi non è diverso, non ha un altro sapore. Soltanto la mente ha cambiato aspetto, non credo più nelle stesse profezie, non cedo più all’inganno facile delle parole, ma credo ancora, senza ripensamenti, all’amore eterno.
E così, come riascoltare a distanza di anni un disco che adori rinnova ad ogni nota il suo inconfondibile suono, altrettanto non si può dire dei fotogrammi di vita vissuta, perché gli occhi dell’anima non sono quasi mai gli stessi occhi che guardano il mondo e le sue forme spigolose.
Perché non si può fissare tutto al muro con il vinavil, o con un chiodo ben puntato?
Perché tutto corre via come se avesse una gran fretta, e molto spesso senza salutare?
Perché anche il tempo è così maleducato e scaltro, più di me, o più di quanto vorrei?
Perché ad ogni 31 dicembre il numero di domande supera il numero delle risposte?
Se non avessi più domande non sarei viva, se sapessi già tutto non avrei più niente da scoprire, non avrei più niente per cui combattere e non sentirei alcun istinto umano. Il battito del mio cuore sarebbe assopito, e il mio sangue non scorrerebbe più, e non avrei niente da vedere se non le mie sicurezze ben ponderate, lucidate come argenteria nel salotto della vicina di casa.
Allora è così, è così che devo fare?
Rimanere aggrappata ai lembi della tua veste come una bambina, e conservare più che posso quel profumo di scoperta, quell’assenza totale di paure, quello sguardo incantato e stordito dall’amore.
Restare vicina al burrone, finché la marea non risalga al mio corpo, travolgendo me e tutti i nostri sogni.
Sorridere alla vita, sempre. Perché lei mi sorrida, perché lei mi guardi coraggiosa, vedendomi libera. Perché lei possa fidarsi di me, finalmente, trovandomi pronta.
www.veronicamarchi.it
mercoledì 31 dicembre 2008
Amicizia.
E faccio, ora, le stesse cose che avrei fatto, se tu non fossi stato qui con me.
Come a dimostrare quanto luminosa sia questa unione, in questo tempo, tra queste mura…aldilà del torto e della ragione.
Come a dimostrare quanto luminosa sia questa unione, in questo tempo, tra queste mura…aldilà del torto e della ragione.
lunedì 15 dicembre 2008
martedì 18 novembre 2008
Non un cartone qualsiasi.
Sono andata a vedere Wall-e.
Su consiglio di un amico, come spesso mi succede, per vedere se anche a me potesse piacere quanto era piaciuto a lui.
Non mi sono fatta dire quasi nulla, sapevo soltanto che era la storia di due macchine. Punto.
C'è da premettere che ero in astinenza da sala cinematografica da marzo, perciò ero facilmente emozionabile. Ma tralasciando questo preambolo romantico, il resto del lavoro lo ha fatto la pellicola stessa.
Non un cartone qualsiasi.
Due ore sono proprio volate, anche quando l'americanata era dietro l'angolo. Però no, non ne ho avvertito la presenza così forte.
Mi ha lasciato una bella sensazione addosso, che un pochino mi vergogno, ma infondo cosa importa...non esistono solo emozioni che derivano dal pensiero, nella visione di un film. A volte, e più spesso di quanto si pensi, le emozioni più sincere sono quelle provocate da un sorriso, specialmente quello che non ti aspetti.
Eravamo in quattro, in tutta la sala.
E si sentivano solo i miei commenti e le mie risate.
Su consiglio di un amico, come spesso mi succede, per vedere se anche a me potesse piacere quanto era piaciuto a lui.
Non mi sono fatta dire quasi nulla, sapevo soltanto che era la storia di due macchine. Punto.
C'è da premettere che ero in astinenza da sala cinematografica da marzo, perciò ero facilmente emozionabile. Ma tralasciando questo preambolo romantico, il resto del lavoro lo ha fatto la pellicola stessa.
Non un cartone qualsiasi.
Due ore sono proprio volate, anche quando l'americanata era dietro l'angolo. Però no, non ne ho avvertito la presenza così forte.
Mi ha lasciato una bella sensazione addosso, che un pochino mi vergogno, ma infondo cosa importa...non esistono solo emozioni che derivano dal pensiero, nella visione di un film. A volte, e più spesso di quanto si pensi, le emozioni più sincere sono quelle provocate da un sorriso, specialmente quello che non ti aspetti.
Eravamo in quattro, in tutta la sala.
E si sentivano solo i miei commenti e le mie risate.
sabato 15 novembre 2008
venerdì 31 ottobre 2008
lunedì 6 ottobre 2008
mercoledì 1 ottobre 2008
Stato innaturale.
Quando mai vuol dire un sempre
quando un sempre è un paradosso
quando per capire il senso
devi andare in controtempo
quando sei soltanto un'ombra
nella vita di qualcuno
e ti basta perché senza
non saresti più nessuno
quando la comodità
di un' amore a intermittenza
ti presenterà il suo conto
e non sarà mai abbastanza
quando il tempo sfoglierà
le pagine di questo amore
e ti sembrerà assurdo
non poterlo raccontare
perché amare fino in fondo è uno stato innaturale
che prevede l'esclusione di ogni forma razionale
è un lanciarsi senza rete
tra i coriandoli e le rose
è un bastione da scalare
è la mente che si illude
Quando recintare il cuore
con una gabbia di spine
sembrerà la soluzione
più adeguata per star bene
quando avanzare è un rischio
più rischioso è non rischiare
e non c'è utopia più grande
del doversi accontentare
quando vivere a metà
è una forte tentazione
che si eclissa in un istante
dove affonda la ragione,
quando il mondo è in controluce
e ti senti un negativo
modula l'esposizione
non cambiare l'obiettivo
perché amare fino in fondo è uno stato innaturale
che prevede l'esclusione di ogni forma razionale
è un lanciarsi senza rete
tra i coriandoli e le rose
è un bastione da scalare
è la mente che si illude.
V.V.
quando un sempre è un paradosso
quando per capire il senso
devi andare in controtempo
quando sei soltanto un'ombra
nella vita di qualcuno
e ti basta perché senza
non saresti più nessuno
quando la comodità
di un' amore a intermittenza
ti presenterà il suo conto
e non sarà mai abbastanza
quando il tempo sfoglierà
le pagine di questo amore
e ti sembrerà assurdo
non poterlo raccontare
perché amare fino in fondo è uno stato innaturale
che prevede l'esclusione di ogni forma razionale
è un lanciarsi senza rete
tra i coriandoli e le rose
è un bastione da scalare
è la mente che si illude
Quando recintare il cuore
con una gabbia di spine
sembrerà la soluzione
più adeguata per star bene
quando avanzare è un rischio
più rischioso è non rischiare
e non c'è utopia più grande
del doversi accontentare
quando vivere a metà
è una forte tentazione
che si eclissa in un istante
dove affonda la ragione,
quando il mondo è in controluce
e ti senti un negativo
modula l'esposizione
non cambiare l'obiettivo
perché amare fino in fondo è uno stato innaturale
che prevede l'esclusione di ogni forma razionale
è un lanciarsi senza rete
tra i coriandoli e le rose
è un bastione da scalare
è la mente che si illude.
V.V.
giovedì 18 settembre 2008
Piccola regola del cuore.
Non bisognerebbe mai perdere l'abitudine di fare le cose che ci danno piacere.
Portarle avanti nel tempo costa fatica ma si sa che ogni salita impegnativa conduce ad una vista panoramica di sicuro appagante degli sforzi fatti.
Arrivare e poi respirare.
Fai la valigia e non ti lamentare.
Non bisognerebbe mai perdere di vista se stessi.
E' un centro troppo importante.
Prima individuo, poi coppia.
Prima individuo, poi coppia.
Portarle avanti nel tempo costa fatica ma si sa che ogni salita impegnativa conduce ad una vista panoramica di sicuro appagante degli sforzi fatti.
Arrivare e poi respirare.
Fai la valigia e non ti lamentare.
Non bisognerebbe mai perdere di vista se stessi.
E' un centro troppo importante.
Prima individuo, poi coppia.
Prima individuo, poi coppia.
domenica 14 settembre 2008
giovedì 21 agosto 2008
Per niente bella.
Ho sempre pensato che se un giorno avessi trovato qualcuno capace di fare delle ottime fotografie, non avrei esitato a farmene scattare qualcuna, tanto per vedermi come dovrei e vorrei essere. L'esterno di me, l'involucro che mi contiene, la facciata che distrae dall'anima, oppure il mezzo che ti fa conoscere agli altri. Ho sempre pensato che lo specchio non rendesse giustizia a quello che portavo nel cuore, a quello che ero dentro. Non sono mai riuscita a trasporre il mio interno su tutta la mia persona...soltanto gli occhi sono riusciti a farsi veicolo delle mie emozioni. Forse troppo, a volte. Ho sempre sperato di essere diversa. Un giorno ho smesso, ho deciso che così ero e così andavo bene, e non era perché l'amore di qualcuno mi faceva sentire bella...no, mai. Avevo deciso che era ora di andarsi bene così.
Per niente bella.
E a chi fosse stato capace di vedere aldilà delle mie ostentate sicurezze esteriori, avrei dato tutto di me, la mia anima, il mio cuore, la mia vita.
Non mi capita spesso di ascoltare musica in casa, per lo più in modo distratto. Un disco necessita sempre di una particolare attenzione, e non posso certo mescolare le cose a caso. Scrivere, ascoltare, pensare…tutto deve essere accompagnato da una soffice linea indecifrabile di perfezione, un’unione astratta tra il suono e l’intenzione. Solo un attimo, ci vuole solo un attimo.
Sarà perché fuori piove, sarà per il grigio colore che addensa la vista, aldilà delle tende, sarà per il tempo che a volte veloce a volte lento mi scivola tra le dita, sarà perché mi sono svegliata tardi e non dovrei, sarà per l'età così distante da ciò che dimostro, sarà che mi manco, ma questa mattina mi sento persa, come un foglio inzuppato e abbandonato sull'asfalto. Dimenticato, stanco, inerte, senza vita e senza personalità.
Alla fine nello stereo ho messo Alanis, mi aiuta a ricordarmi com'ero. La sua voce scava nei miei 15 anni, a quell'età non potevo, non immaginavo la mia vita ora. O meglio, a quell'età, se mi pensavo oggi, mi immaginavo diversa, magari realizzata...che ne so, in una storia fissa, la testa a posto, una casa da preparare e progetti stabili da coccolare.
Invece...mi guardo nello specchio e vedo te.
Inaspettatamente, ed è proprio l'inaspettato che non provavo da molto, troppo tempo. Avevo dimenticato come ci si sente quando si è realmente perduti, quando ti ritrovi di fronte due occhi intensi, lievemente sfuggenti, profondamente e segretamente innamorati, curiosi e mai annoiati. Eccoti...sei tu. Mi porti per mano ad incontrare il mio giardino segreto, ormai pieno di erbacce, bulbi rinsecchiti, foglie appassite e secche, edere da potare, vialetti di sassi da ricomporre.
Il respiro del mondo.
Io sento.
Posso catturare le stelle.
Posso scalare le vette.
Posso accorgermi che esisto e non dimentico.
Io posso essere ciò che voglio.
Io con te. Me stessa...finalmente.
Il cd nello stereo è finito. Mi alzerei per spegnere, o mettere repeat ma adesso so che devo proprio chiudere il pc e andare a prepararmi.
Nella gola.
Qualcosa.
E’ forse la croce deliziosa che deve portare ogni persona in vita?
…e a chi fosse stato capace di vedere aldilà delle mie ostentate sicurezze esteriori, avrei dato tutto di me, la mia anima, il mio cuore, la mia vita.
Tu scatti di me le migliori fotografie che io abbia mai visto.
Per niente bella.
E a chi fosse stato capace di vedere aldilà delle mie ostentate sicurezze esteriori, avrei dato tutto di me, la mia anima, il mio cuore, la mia vita.
Non mi capita spesso di ascoltare musica in casa, per lo più in modo distratto. Un disco necessita sempre di una particolare attenzione, e non posso certo mescolare le cose a caso. Scrivere, ascoltare, pensare…tutto deve essere accompagnato da una soffice linea indecifrabile di perfezione, un’unione astratta tra il suono e l’intenzione. Solo un attimo, ci vuole solo un attimo.
Sarà perché fuori piove, sarà per il grigio colore che addensa la vista, aldilà delle tende, sarà per il tempo che a volte veloce a volte lento mi scivola tra le dita, sarà perché mi sono svegliata tardi e non dovrei, sarà per l'età così distante da ciò che dimostro, sarà che mi manco, ma questa mattina mi sento persa, come un foglio inzuppato e abbandonato sull'asfalto. Dimenticato, stanco, inerte, senza vita e senza personalità.
Alla fine nello stereo ho messo Alanis, mi aiuta a ricordarmi com'ero. La sua voce scava nei miei 15 anni, a quell'età non potevo, non immaginavo la mia vita ora. O meglio, a quell'età, se mi pensavo oggi, mi immaginavo diversa, magari realizzata...che ne so, in una storia fissa, la testa a posto, una casa da preparare e progetti stabili da coccolare.
Invece...mi guardo nello specchio e vedo te.
Inaspettatamente, ed è proprio l'inaspettato che non provavo da molto, troppo tempo. Avevo dimenticato come ci si sente quando si è realmente perduti, quando ti ritrovi di fronte due occhi intensi, lievemente sfuggenti, profondamente e segretamente innamorati, curiosi e mai annoiati. Eccoti...sei tu. Mi porti per mano ad incontrare il mio giardino segreto, ormai pieno di erbacce, bulbi rinsecchiti, foglie appassite e secche, edere da potare, vialetti di sassi da ricomporre.
Il respiro del mondo.
Io sento.
Posso catturare le stelle.
Posso scalare le vette.
Posso accorgermi che esisto e non dimentico.
Io posso essere ciò che voglio.
Io con te. Me stessa...finalmente.
Il cd nello stereo è finito. Mi alzerei per spegnere, o mettere repeat ma adesso so che devo proprio chiudere il pc e andare a prepararmi.
Nella gola.
Qualcosa.
E’ forse la croce deliziosa che deve portare ogni persona in vita?
…e a chi fosse stato capace di vedere aldilà delle mie ostentate sicurezze esteriori, avrei dato tutto di me, la mia anima, il mio cuore, la mia vita.
Tu scatti di me le migliori fotografie che io abbia mai visto.
martedì 19 agosto 2008
mercoledì 13 agosto 2008
Citazioni.
<< Se ogni secondo della nostra vita si ripete un numero infinito di volte, siamo inchiodati all'eternità come Gesù Cristo alla croce. E' un'idea terribile. Nel mondo dell'eterno ritorno, su ogni gesto grava il peso di una insostenibile responsabilità. Ecco perchè Nietzsche chiamava l'idea dell'eterno ritorno il fardello più pesante.
Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza.
Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?
Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.
Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa sì che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato.>>
Da "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera
Se l'eterno ritorno è il fardello più pesante, allora le nostre vite su questo sfondo possono apparire in tutta la loro meravigliosa leggerezza.
Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa?
Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d'amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell'uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l'immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica.
Al contrario, l'assenza assoluta di un fardello fa sì che l'uomo diventi più leggero dell'aria, prenda il volo verso l'alto, si allontani dalla terra, dall'essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato.>>
Da "L'insostenibile leggerezza dell'essere" di Milan Kundera
sabato 2 agosto 2008
Registrando.
In questa stanza tutto suona bello, anche l'odore inconfondibile delle macchine in funzione risulta gradevole, e quasi diventa un buon odore, un odore di cui innamorarsi.
Ma forse è meglio non confondersi, se mi innamoro di ciò che c'è qui dentro è solo perchè amo il mio lavoro.
Come il pasticcere ama il suo, di mestiere...e quasi l'odore atrocemente forte di crema pasticcera diventa profumo docile di fiori di campo.
(gennaio 2008, riolo terme)
Ma forse è meglio non confondersi, se mi innamoro di ciò che c'è qui dentro è solo perchè amo il mio lavoro.
Come il pasticcere ama il suo, di mestiere...e quasi l'odore atrocemente forte di crema pasticcera diventa profumo docile di fiori di campo.
(gennaio 2008, riolo terme)
martedì 29 luglio 2008
martedì 22 luglio 2008
Sogno.
Sogno un mondo libero da ogni arrivismo, o smania di successo.
Sogno un mondo dove gli obiettivi si raggiungono solo con le proprie forze, le proprio capacità naturali, l'impegno e il sacrificio.
Sogno un mondo dove non ci sia bisogno di abbassarsi per ottenere.
Sogno un mondo dove non esista la necessità di pensare anche solo un attimo che abbassarsi sia l'unica via.
Sogno un mondo senza coctail party, senza gambe aperte per attirare l'attenzione, senza sorrisi finti nè piani diabolici.
Sogno un mondo dove quello che dai lo ricevi.
Sogno un mondo semplice, fatto di braccia che lavorano, di alberi dalle fronde agitate al vento, di colori forti.
L'emozione non passa dai tavoli imbanditi nei saloni argentati, e non si incastra nemmeno nei lasciapassare svelti di una notte, nell'oblio di un attimo, nello sguardo di chi non ti appartiene, e nemmeno negli uffici del dolore.
Lei è altrove, è nella fatica, è nella consapevolezza, è nelle scelte sicure, è nel calore delle parole, è nel dialogo, è nella musica, è nella sincerità, è nella libertà di espressione, è nell'unione, è nell'individualità dell'essere, è nell'ingenuità, è nel canto, è nei silenzi...Lei è, e non chiede niente, se non di essere alimentata da noi stessi.
Sogno un mondo dove non provare più alcun senso di nausea.
Sogno un mondo dove la fiducia non sia una debolezza.
Sogno un mondo adatto all'uomo, ma conforme alla bellezza degli animali.
Sogno un mondo dove ciò in cui credo non sia un sogno.
Perchè per molti la parola libertà non ha niente a che fare con la parola condivisione.
Perchè la parola condivisione non ha niente a che fare con la parola amore.
Perchè la parola amore non ha niente a che fare con la parola passione.
Perchè la parola passione non significa attrazione.
E perchè chi nega a se stesso la possibilità di Essere, nega a se stesso la vita intera.
Sogno un mondo dove gli obiettivi si raggiungono solo con le proprie forze, le proprio capacità naturali, l'impegno e il sacrificio.
Sogno un mondo dove non ci sia bisogno di abbassarsi per ottenere.
Sogno un mondo dove non esista la necessità di pensare anche solo un attimo che abbassarsi sia l'unica via.
Sogno un mondo senza coctail party, senza gambe aperte per attirare l'attenzione, senza sorrisi finti nè piani diabolici.
Sogno un mondo dove quello che dai lo ricevi.
Sogno un mondo semplice, fatto di braccia che lavorano, di alberi dalle fronde agitate al vento, di colori forti.
L'emozione non passa dai tavoli imbanditi nei saloni argentati, e non si incastra nemmeno nei lasciapassare svelti di una notte, nell'oblio di un attimo, nello sguardo di chi non ti appartiene, e nemmeno negli uffici del dolore.
Lei è altrove, è nella fatica, è nella consapevolezza, è nelle scelte sicure, è nel calore delle parole, è nel dialogo, è nella musica, è nella sincerità, è nella libertà di espressione, è nell'unione, è nell'individualità dell'essere, è nell'ingenuità, è nel canto, è nei silenzi...Lei è, e non chiede niente, se non di essere alimentata da noi stessi.
Sogno un mondo dove non provare più alcun senso di nausea.
Sogno un mondo dove la fiducia non sia una debolezza.
Sogno un mondo adatto all'uomo, ma conforme alla bellezza degli animali.
Sogno un mondo dove ciò in cui credo non sia un sogno.
Perchè per molti la parola libertà non ha niente a che fare con la parola condivisione.
Perchè la parola condivisione non ha niente a che fare con la parola amore.
Perchè la parola amore non ha niente a che fare con la parola passione.
Perchè la parola passione non significa attrazione.
E perchè chi nega a se stesso la possibilità di Essere, nega a se stesso la vita intera.
lunedì 21 luglio 2008
martedì 15 luglio 2008
lunedì 14 luglio 2008
Prima o poi...
Qualcuno un giorno mi spiegherà l'utilità di tenere 15 gradi di aria condizionata in un vagone treno di 25 metri di lunghezza.
Prima o poi...
Prima o poi...
venerdì 11 luglio 2008
Cose che rimangono.
Ci sono cose che rimangono dentro di noi per sempre.
E' probabile che siano soltanto oggetti, cose immobili, cose che puoi toccare ma che in realtà non hanno vita.
A volte anche solo una graffetta ti ricorda qualcosa, una precisa cosa che non puoi dimenticare o slegare da quel singolo oggettino piccolissimo, apparentemente insignificante per molti. Ma per te unico.
Ho cantato questa canzone ieri sera. Il pianista l'ha improvvisata al momento, io il testo lo avevo, lo porto sempre con me, è un brano che mi piace, che però non avevo mai cantato dal vivo.
Lui lo suona, e io inizio a cantarlo. Così mi accorgo che non è slegato, per niente, dai ricordi, e che ogni immagine di me del passato riaffiora nota dopo nota.
La casa, il "mangiadischi", il fruscio della puntina sul piatto che gira, i solchi musicali, una melodia che non comprendo, non è immediata per le mie orecchie di tredicenne, però la adoro, la ascolto e la riascolto...Non mi curo del lato b del 35giri, penso di non aver mai neanche ascoltato "Shoulder Holster", adesso che ci penso.
Non capivo. E forse non serviva capire, perchè a volte ciò che è incomprensibile ti si attacca alla pelle più indelebilmente.
La mia innocenza non mi sapeva dire cosa volesse comunicare Elton John dicendo "What do i gotta do to make you love me, what do i gotta do to make you care...".
Forse tutto si è attaccato alla pelle indelebilmente per essere assorbito dai sensi, metabolizzato ed espresso oggi, dodici anni dopo, in una serata qualsiasi, in un luogo qualsiasi.
L'emozione attraversa il tempo, le stagioni, i colori.
mercoledì 9 luglio 2008
Commenti
Da oggi è possibile commentare i post.
Scusate se fino ad oggi non era possibile, ma non me ne ero mai accorta.
Sfogatevi pure...
Scusate se fino ad oggi non era possibile, ma non me ne ero mai accorta.
Sfogatevi pure...
martedì 1 luglio 2008
Fuori moda.
Io sono una persona che sorride ai casellanti, agli impiegati degli uffici postali, ai salumieri e ai panettieri, ai vicini di casa, ai cani dei vicini di casa.
Io sono una persona che perdona. Io credo nelle punizioni, quanto nelle assoluzioni.
Io sono una persona che crede ancora nei miracoli, e che attribuisce un significato centrale ai segni del destino, alla simbologia delle cose che accadono. Per me tutto ruota, e tutto ha un senso.
Io non mi so vestire, sono una donna senza stile, io non mi so adattare al senso detto “generale”.
Qualcuno forse ride di me, lo so, delle mie strane idee. Ma io non ho intenzione di convincere nessuno.
Io piango ancora quando guardo Dumbo.
Io devo ancora imparare tante cose, io voglio imparare ancora tante cose.
Io credo nell’amore che attraversa il tempo, non importa come.
Io scrivo, e la scrittura è la mia anima, e la mia anima sa che la libertà è sempre da qualche parte e mai ferma in un solo posto. Perciò nuoto, e nuotando tengo sempre un piede a terra.
Io sono una persona come tante, come tutte.
Io so di voler essere, in un mondo in cui quello che non si vede non esiste.
Io sono una persona fuori moda, inadatta al mio tempo.
Un anello debole.
Qualcosa da cui scappare.
Io sono una persona che perdona. Io credo nelle punizioni, quanto nelle assoluzioni.
Io sono una persona che crede ancora nei miracoli, e che attribuisce un significato centrale ai segni del destino, alla simbologia delle cose che accadono. Per me tutto ruota, e tutto ha un senso.
Io non mi so vestire, sono una donna senza stile, io non mi so adattare al senso detto “generale”.
Qualcuno forse ride di me, lo so, delle mie strane idee. Ma io non ho intenzione di convincere nessuno.
Io piango ancora quando guardo Dumbo.
Io devo ancora imparare tante cose, io voglio imparare ancora tante cose.
Io credo nell’amore che attraversa il tempo, non importa come.
Io scrivo, e la scrittura è la mia anima, e la mia anima sa che la libertà è sempre da qualche parte e mai ferma in un solo posto. Perciò nuoto, e nuotando tengo sempre un piede a terra.
Io sono una persona come tante, come tutte.
Io so di voler essere, in un mondo in cui quello che non si vede non esiste.
Io sono una persona fuori moda, inadatta al mio tempo.
Un anello debole.
Qualcosa da cui scappare.
lunedì 23 giugno 2008
Sogni
Ho sognato che suonavo una batteria incastrata in un pianoforte.
Il charleston usciva a malapena dalla tastiera del piano, e le bacchette evidentemenete non riuscivano a battere bene i piatti, il rullante era sordo, e il pedale della cassa era il pedale del pianoforte, difficilissimo da suonare, mi scappava via dal piede e non riuscivo a tenere il tempo.
Per non parlare poi del fatto che intorno a me le persone sapevano tutte suonare benissimo quello strumento, e io ero l'unica a non saperlo fare.
Analizzatemi, please.
Il charleston usciva a malapena dalla tastiera del piano, e le bacchette evidentemenete non riuscivano a battere bene i piatti, il rullante era sordo, e il pedale della cassa era il pedale del pianoforte, difficilissimo da suonare, mi scappava via dal piede e non riuscivo a tenere il tempo.
Per non parlare poi del fatto che intorno a me le persone sapevano tutte suonare benissimo quello strumento, e io ero l'unica a non saperlo fare.
Analizzatemi, please.
giovedì 5 giugno 2008
lunedì 2 giugno 2008
Così come.
Poiché l'amore come vi incorona così vi crocefigge.
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole.
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere, allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore, nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.
Gibran Kalhil
E come vi fa fiorire così vi reciderà.
Come sale alla vostra sommità e accarezza i più teneri rami che fremono al sole.
Così scenderà alle vostre radici e le scuoterà fin dove si avvinghiano alla terra.
Tutto questo compie in voi l'amore, affinché possiate conoscere i segreti del vostro cuore e in questa conoscenza farvi frammento del cuore della vita.
Ma se per paura cercherete nell'amore unicamente la pace e il piacere, allora meglio sarà per voi coprire la vostra nudità e uscire dall'aia dell'amore, nel mondo senza stagioni, dove riderete ma non tutto il vostro riso e piangerete, ma non tutte le vostre lacrime.
L'amore non da nulla fuorché sé stesso e non attinge che da se stesso.
L'amore non possiede né vorrebbe essere posseduto;
Poiché l'amore basta all'amore.
Gibran Kalhil
domenica 25 maggio 2008
A te.
A te io canto una canzone, perchè non ho altro,
niente di meglio da offrirti di tutto quello che ho,
Prendi il mio tempo e la magia che con un solo salto
ci fa volare dentro all'aria come bollicine.
martedì 13 maggio 2008
Lo devo ammetere.
Una delle poche volte che Sangiorgi ha centrato un concetto e lo ha espresso bene.
"Vai via senza di me
non puoi aspettare tanto tempo inutile
e così tu vai via
non vuoi aspettare neanche il tempo utile
perchè da me, lo so, si va soltanto
via, via le mani dagli occhi
che senso ha se poi ti tocchi i pensieri
lontani, lontani
e vai via, via le mani dagli occhi
che senso ha se poi mi blocchi le mani
e rimandi a domani, domani, domani..."
"Vai via senza di me
non puoi aspettare tanto tempo inutile
e così tu vai via
non vuoi aspettare neanche il tempo utile
perchè da me, lo so, si va soltanto
via, via le mani dagli occhi
che senso ha se poi ti tocchi i pensieri
lontani, lontani
e vai via, via le mani dagli occhi
che senso ha se poi mi blocchi le mani
e rimandi a domani, domani, domani..."
mercoledì 7 maggio 2008
Statue.
Le lacrime sono come delle enormi statue.
Non possono passare inosservate, e non possono scomparire senza lasciare un solco tremendo.
Io non credevo che amare fosse così difficile. O meglio, non credevo che anche l’amore più puro potesse davvero nascondere un dolore. Sapevo, insomma, che non era cosa facile trovare “la persona giusta”, ma pensavo anche che, una volta trovata, tutto fosse immediato, e che non ci fosse più bisogno di lottare poi tanto, che infondo “la persona” l’avevi trovata, e che altro non ti sarebbe successo. Ma vivere un’immunità d’amore credo sia come chiedere la grazia divina al padre eterno (se magari esiste).
A 18 anni ho vissuto la mia prima scottatura sentimentale. Mi sembra ieri, e mi sembra sia passato un secolo. A quel tempo ero giustificata, non conoscevo bene né me stessa né quello che volesse dire davvero amare una persona. Erano giustificate le mie reazioni, le mie piazzate, le mie minacce, i miei tormenti…tutto aveva un sapore di crescita, quella che ti porta ad avere coscienza del tuo essere, di ciò che vuoi veramente dall’amore. Poi ho avuto storie, più o meno durature, storie importanti, molto diverse tra loro, ma storie in cui non mi ritrovavo completamente, e in cui ad un certo punto finivo sempre per lasciare e cambiare porto, alla ricerca disperata del vero amore. E ho pensato più di una volta di averlo incontrato, l’ ho confuso, scambiato…mi illudevo.
Un giorno, per caso, stavo per non vederlo, l’amore.
Era lì, davanti a me, e mi stava sfuggendo, e se non facevo in fretta mi sarebbe scivolato tra le dita per sempre. L’occasione l’ ho presa, poi. Ed io credo che l’amore sia proprio lì, dove adesso risiede il più grande dolore che si possa provare in vita, il dolore che non ha nome, non ha pace, non ha risposte, non ha ragione.
Uno costruisce un pensiero, un’identità. Ci lavora sopra per anni, arriva ad un punto preciso, una netta volontà di essere, nel senso profondo del termine.
Uno si dice anche che una volta capito cosa vuole veramente, non gli sarà difficile mantenere costante una rotta, seppur con qualche scossone, ma pur sempre una rotta.
A 25 anni pensavo di meritare la serenità, o quantomeno credevo che essere fedeli, comprensivi, fantasiosi e aperti potesse garantirmi quella rotta tanto desiderata.
Si vede che devo aver fatto tanto male a qualcuno.
La ruota gira. Non sono mai stata complice di attentati di stato, ma forse aver ucciso troppe zanzare ad agosto deve aver giocato a mio sfavore.
Le mani giunte in preghiera non sono un buon segno. Ho assunto una posizione del tutto anomala alla natura dei miei pensieri, e tutto questo mi preoccupa. Allora slego in fretta le mani e le posiziono sulla tastiera del pc, pronta a scrivere, che non mi venga il dubbio benché minimo di dire un padre nostro, o di invocare qualche santo lassù. Hanno già il loro bel da fare.
Un foglio non mi tradisce mai, la scrittura è un’amante fedele. Non ti chiede niente, sa che ci sei e sa che prima o poi torni da lei, a trovare rifugio.
Ci sono periodi piuttosto lunghi in cui non scrivo nulla, nemmeno una frase veloce. Non sempre mi ritrovo a scrivere a causa di un dolore. Piuttosto credo di essere mossa da una forza che va aldilà della volontà di sfogare un sentimento. Penso sia maturità, perché quando ero piccola scrivevo solo quando ero triste. La cosa mi preoccupava, e mi chiedevo sempre come certi scrittori o parolieri facessero a descrivere un sentimento positivo. Ho aspettato per anni di vivere anch’io quel tipo di impulso.
Che gioia provai la prima volta che scrissi di un sorriso…
Scrivere mi fa sentire potente. E’ come dominare una vallata dalla cima di una montagna, ma non ha niente a che fare con la presunzione.
Scrivere non mi fa sentire sola, e quando mi sento sola scrivo, scrivo di tutto, scrivo di me, scrivo del mondo, scrivo e basta. Scrivendo trovo la forza di ingoiare anche il più amaro dei bocconi. L’unica fregatura è che, una volta finito di scrivere, il boccone rimane nel gozzo, e a mandarlo giù ci pensa solo la notte (sempre che arrivi, e sempre che ti addormenti), senza contare il fatto che mi sono persa nel giardino delle statue più bianche che abbia mai visto, e più pesanti che abbia mai dovuto portare.
Non possono passare inosservate, e non possono scomparire senza lasciare un solco tremendo.
Io non credevo che amare fosse così difficile. O meglio, non credevo che anche l’amore più puro potesse davvero nascondere un dolore. Sapevo, insomma, che non era cosa facile trovare “la persona giusta”, ma pensavo anche che, una volta trovata, tutto fosse immediato, e che non ci fosse più bisogno di lottare poi tanto, che infondo “la persona” l’avevi trovata, e che altro non ti sarebbe successo. Ma vivere un’immunità d’amore credo sia come chiedere la grazia divina al padre eterno (se magari esiste).
A 18 anni ho vissuto la mia prima scottatura sentimentale. Mi sembra ieri, e mi sembra sia passato un secolo. A quel tempo ero giustificata, non conoscevo bene né me stessa né quello che volesse dire davvero amare una persona. Erano giustificate le mie reazioni, le mie piazzate, le mie minacce, i miei tormenti…tutto aveva un sapore di crescita, quella che ti porta ad avere coscienza del tuo essere, di ciò che vuoi veramente dall’amore. Poi ho avuto storie, più o meno durature, storie importanti, molto diverse tra loro, ma storie in cui non mi ritrovavo completamente, e in cui ad un certo punto finivo sempre per lasciare e cambiare porto, alla ricerca disperata del vero amore. E ho pensato più di una volta di averlo incontrato, l’ ho confuso, scambiato…mi illudevo.
Un giorno, per caso, stavo per non vederlo, l’amore.
Era lì, davanti a me, e mi stava sfuggendo, e se non facevo in fretta mi sarebbe scivolato tra le dita per sempre. L’occasione l’ ho presa, poi. Ed io credo che l’amore sia proprio lì, dove adesso risiede il più grande dolore che si possa provare in vita, il dolore che non ha nome, non ha pace, non ha risposte, non ha ragione.
Uno costruisce un pensiero, un’identità. Ci lavora sopra per anni, arriva ad un punto preciso, una netta volontà di essere, nel senso profondo del termine.
Uno si dice anche che una volta capito cosa vuole veramente, non gli sarà difficile mantenere costante una rotta, seppur con qualche scossone, ma pur sempre una rotta.
A 25 anni pensavo di meritare la serenità, o quantomeno credevo che essere fedeli, comprensivi, fantasiosi e aperti potesse garantirmi quella rotta tanto desiderata.
Si vede che devo aver fatto tanto male a qualcuno.
La ruota gira. Non sono mai stata complice di attentati di stato, ma forse aver ucciso troppe zanzare ad agosto deve aver giocato a mio sfavore.
Le mani giunte in preghiera non sono un buon segno. Ho assunto una posizione del tutto anomala alla natura dei miei pensieri, e tutto questo mi preoccupa. Allora slego in fretta le mani e le posiziono sulla tastiera del pc, pronta a scrivere, che non mi venga il dubbio benché minimo di dire un padre nostro, o di invocare qualche santo lassù. Hanno già il loro bel da fare.
Un foglio non mi tradisce mai, la scrittura è un’amante fedele. Non ti chiede niente, sa che ci sei e sa che prima o poi torni da lei, a trovare rifugio.
Ci sono periodi piuttosto lunghi in cui non scrivo nulla, nemmeno una frase veloce. Non sempre mi ritrovo a scrivere a causa di un dolore. Piuttosto credo di essere mossa da una forza che va aldilà della volontà di sfogare un sentimento. Penso sia maturità, perché quando ero piccola scrivevo solo quando ero triste. La cosa mi preoccupava, e mi chiedevo sempre come certi scrittori o parolieri facessero a descrivere un sentimento positivo. Ho aspettato per anni di vivere anch’io quel tipo di impulso.
Che gioia provai la prima volta che scrissi di un sorriso…
Scrivere mi fa sentire potente. E’ come dominare una vallata dalla cima di una montagna, ma non ha niente a che fare con la presunzione.
Scrivere non mi fa sentire sola, e quando mi sento sola scrivo, scrivo di tutto, scrivo di me, scrivo del mondo, scrivo e basta. Scrivendo trovo la forza di ingoiare anche il più amaro dei bocconi. L’unica fregatura è che, una volta finito di scrivere, il boccone rimane nel gozzo, e a mandarlo giù ci pensa solo la notte (sempre che arrivi, e sempre che ti addormenti), senza contare il fatto che mi sono persa nel giardino delle statue più bianche che abbia mai visto, e più pesanti che abbia mai dovuto portare.
giovedì 1 maggio 2008
Sono viva.
Fuori è una giornata splendida. Il vento ha diradato tutte le nuvole, il cielo è limpido e azzurro, non ci sono ombre né sfumature. Tutto è luminoso, colorato, disteso.
Dalla mia finestra osservo la vita. Viene voglia di partecipare…ma oggi no.
Oggi ho un ruolo da spettatrice, e non mi va stretto né mi pesa. E’ come avere un enorme quadro a portata di mano, come disporre di un capolavoro all’improvviso, poterlo guardare, ammirare e interpretare.
Le voci nel corridoio mi distraggono, ma è inevitabile perché è una casa viva, attiva e non è possibile sottrarsi al suono delle parole, delle bocche che esprimono pensieri, dei pensieri che cadono sul pavimento…pesanti…volontariamente distratte…mascherate di allegria, euforia isterica, serenità rabbiosa.
Mi stacco dalla realtà e affondo il mio naso nella tela naturale, aldilà della tenda trasparente, aldilà del vetro. Ho appena finito di vedere il primo atto di un film lunghissimo, si chiama Novecento e un primo pensiero dice che ho aspettato troppo tempo per vederlo, mentre un secondo pensiero più lucido mi suggerisce che era questo, e non un altro, il momento giusto, come tutte le cose di questo mondo che, per fatalità o per destino, capitano nell’esatto istante in cui devono capitare.
Capita quel che capita…anche adesso che le fronde dei pochi alberi nel giardino qui di fronte si lasciano accarezzare dolcemente dal poco vento di settembre che accompagna l’ora del tramonto.
Non sento il bisogno di uscire, e se uscissi vorrei fare solo una cosa: una lunga corsa in bicicletta, giù giù fino al centro storico. E poi una sosta, breve, a mangiare e a bere qualcosa, ammirando il panorama lassù sulle colline intorno alla città, lassù dove tutto può succedere e tutto può bloccarsi…e poi ancora giù, giù di nuovo verso casa, con l’aria in faccia, il fiato corto, il nodo in gola, ritrovandomi a sorridere per ogni piccola cosa, anche di una signora che si trova indecisa nell’attraversare la strada, o di un cane che lascia la sua impronta ai piedi di un palo, o di un bambino che, spalancando gli occhi dal sedile posteriore della macchina, mi guarda e mi fa una linguaccia.
Sorridere. Di tutto, con semplicità.
E’ così lontana la purezza della vita? L’abbiamo davvero sfiorata solo da bambini? E se è così, allora dove l’abbiamo lasciata? Dove ci aspetta, se ci aspetta?
La mia bacheca straborda.
Ci sono giorni in cui non la sopporto. Altri in cui la considero una salvezza.
Mi piace scrivere, mi è sempre piaciuto. Ma non ho mai amato la mia scrittura, ho sempre trovato più precisa la scrittura degli altri, più affascinante…e con ogni mezzo ho tentato di imitare decine di scritture diverse, da quelle dei compagni di banco a quelle dei medici, fino a quelle occasionali dei commercianti, dei maestri, degli amici, e pure quelle di mia mamma e di mio papà.
Niente da fare…ho preso coscienza del fatto che rimarrò eternamente insoddisfatta della mia, e che più tento di farmela piacere, più lei mi disturba, come a farmi un dispetto. Eppure ci vivo…forse sono solo un’eterna insoddisfatta…forse solo una che cerca il pelo nell’uovo.
Sta di fatto che la bacheca è sempre davanti ai miei occhi, a ricordarmi che sono viva, a ricordarmi che mi devo ricordare di qualcosa…l’obbligo è il sostentamento, e il sostentamento è il futuro, e la costruzione del futuro deriva dalla diligenza…e aiuto. aiuto. aiuto.
Mi ricordo di quando ero piccola, e scherzavo sul fatto che un giorno sarei diventata un’eremita, solitaria lassù nelle montagne, a leggere, scrivere e contemplare le meraviglie della natura. Se mi guardo adesso, capisco che i pensieri che si fanno da bambini o sono visceralmente veri (e una parte di essi rimane viscerale,in verità) o sono semplici bugie dette per attirare l’attenzione e niente di più. Ma sono bugie sane, quelle ci fanno arrossare le guance…così, proprio così, come adesso…
E poi di colpo una morsa di rabbia mi stringe il petto, proprio lì, nel mezzo del baricentro, mi stritola con forza, con violenza, mi prende all’improvviso mentre guido, o mentre leggo…Viene. E sconvolge il mio stato di rilassatezza superficiale…e taglia in due i miei pensieri, gettandomi nell’abisso dei perché.
Mi ci perdo…è qualcosa che non posso spiegare, ma mi ci perdo e non sono del tutto sicura di essere mai uscita davvero da questo labirinto. Mi ci perdo, ed è forse la mia occasione per dimostrare a me stessa che sono viva, che respiro, che sto creando qualcosa che resterà nel tempo, seppure piccola che sia questa “cosa”…ma è così grande dentro di me che niente può distogliermi dal mio desiderio, nemmeno un pensiero, nemmeno uno. Tutto mi disturba, niente mi finisce.
Vedo cosa può fare un film, gli effetti devastanti che può provocare.
Ho passeggiato piano verso la macchina, mezzanotte e tre quarti.
Ho preso tempo, che di tempo ne ho e non vorrei andare a dormire.
Dormire…chi se lo è inventato…? Qualcuno che adorava mettere alla prova la nostra capacità di rilassarci? Chi? "Dormi bene?" "Oh, sì, benissimo, grazie!" "Oh no, per niente, non me ne parlare..."
L’uomo chiede all’uomo…per conferma, per conforto, per confronto, per competizione.
Maledetta competizione.
Io non voglio competere con nessuno, nemmeno con me stessa.
Io voglio vivere e basta.
Dalla mia finestra osservo la vita. Viene voglia di partecipare…ma oggi no.
Oggi ho un ruolo da spettatrice, e non mi va stretto né mi pesa. E’ come avere un enorme quadro a portata di mano, come disporre di un capolavoro all’improvviso, poterlo guardare, ammirare e interpretare.
Le voci nel corridoio mi distraggono, ma è inevitabile perché è una casa viva, attiva e non è possibile sottrarsi al suono delle parole, delle bocche che esprimono pensieri, dei pensieri che cadono sul pavimento…pesanti…volontariamente distratte…mascherate di allegria, euforia isterica, serenità rabbiosa.
Mi stacco dalla realtà e affondo il mio naso nella tela naturale, aldilà della tenda trasparente, aldilà del vetro. Ho appena finito di vedere il primo atto di un film lunghissimo, si chiama Novecento e un primo pensiero dice che ho aspettato troppo tempo per vederlo, mentre un secondo pensiero più lucido mi suggerisce che era questo, e non un altro, il momento giusto, come tutte le cose di questo mondo che, per fatalità o per destino, capitano nell’esatto istante in cui devono capitare.
Capita quel che capita…anche adesso che le fronde dei pochi alberi nel giardino qui di fronte si lasciano accarezzare dolcemente dal poco vento di settembre che accompagna l’ora del tramonto.
Non sento il bisogno di uscire, e se uscissi vorrei fare solo una cosa: una lunga corsa in bicicletta, giù giù fino al centro storico. E poi una sosta, breve, a mangiare e a bere qualcosa, ammirando il panorama lassù sulle colline intorno alla città, lassù dove tutto può succedere e tutto può bloccarsi…e poi ancora giù, giù di nuovo verso casa, con l’aria in faccia, il fiato corto, il nodo in gola, ritrovandomi a sorridere per ogni piccola cosa, anche di una signora che si trova indecisa nell’attraversare la strada, o di un cane che lascia la sua impronta ai piedi di un palo, o di un bambino che, spalancando gli occhi dal sedile posteriore della macchina, mi guarda e mi fa una linguaccia.
Sorridere. Di tutto, con semplicità.
E’ così lontana la purezza della vita? L’abbiamo davvero sfiorata solo da bambini? E se è così, allora dove l’abbiamo lasciata? Dove ci aspetta, se ci aspetta?
La mia bacheca straborda.
Ci sono giorni in cui non la sopporto. Altri in cui la considero una salvezza.
Mi piace scrivere, mi è sempre piaciuto. Ma non ho mai amato la mia scrittura, ho sempre trovato più precisa la scrittura degli altri, più affascinante…e con ogni mezzo ho tentato di imitare decine di scritture diverse, da quelle dei compagni di banco a quelle dei medici, fino a quelle occasionali dei commercianti, dei maestri, degli amici, e pure quelle di mia mamma e di mio papà.
Niente da fare…ho preso coscienza del fatto che rimarrò eternamente insoddisfatta della mia, e che più tento di farmela piacere, più lei mi disturba, come a farmi un dispetto. Eppure ci vivo…forse sono solo un’eterna insoddisfatta…forse solo una che cerca il pelo nell’uovo.
Sta di fatto che la bacheca è sempre davanti ai miei occhi, a ricordarmi che sono viva, a ricordarmi che mi devo ricordare di qualcosa…l’obbligo è il sostentamento, e il sostentamento è il futuro, e la costruzione del futuro deriva dalla diligenza…e aiuto. aiuto. aiuto.
Mi ricordo di quando ero piccola, e scherzavo sul fatto che un giorno sarei diventata un’eremita, solitaria lassù nelle montagne, a leggere, scrivere e contemplare le meraviglie della natura. Se mi guardo adesso, capisco che i pensieri che si fanno da bambini o sono visceralmente veri (e una parte di essi rimane viscerale,in verità) o sono semplici bugie dette per attirare l’attenzione e niente di più. Ma sono bugie sane, quelle ci fanno arrossare le guance…così, proprio così, come adesso…
E poi di colpo una morsa di rabbia mi stringe il petto, proprio lì, nel mezzo del baricentro, mi stritola con forza, con violenza, mi prende all’improvviso mentre guido, o mentre leggo…Viene. E sconvolge il mio stato di rilassatezza superficiale…e taglia in due i miei pensieri, gettandomi nell’abisso dei perché.
Mi ci perdo…è qualcosa che non posso spiegare, ma mi ci perdo e non sono del tutto sicura di essere mai uscita davvero da questo labirinto. Mi ci perdo, ed è forse la mia occasione per dimostrare a me stessa che sono viva, che respiro, che sto creando qualcosa che resterà nel tempo, seppure piccola che sia questa “cosa”…ma è così grande dentro di me che niente può distogliermi dal mio desiderio, nemmeno un pensiero, nemmeno uno. Tutto mi disturba, niente mi finisce.
Vedo cosa può fare un film, gli effetti devastanti che può provocare.
Ho passeggiato piano verso la macchina, mezzanotte e tre quarti.
Ho preso tempo, che di tempo ne ho e non vorrei andare a dormire.
Dormire…chi se lo è inventato…? Qualcuno che adorava mettere alla prova la nostra capacità di rilassarci? Chi? "Dormi bene?" "Oh, sì, benissimo, grazie!" "Oh no, per niente, non me ne parlare..."
L’uomo chiede all’uomo…per conferma, per conforto, per confronto, per competizione.
Maledetta competizione.
Io non voglio competere con nessuno, nemmeno con me stessa.
Io voglio vivere e basta.
mercoledì 30 aprile 2008
La verità.
La verità sta nel mezzo.
Ma chi l’ ha detto? Forse dovrei documentarmi, che so, essere un po’ più ferrata intorno ai concetti che mi incutono un certo timore.
Questa sera mi è chiara finalmente una cosa che non ero mai riuscita a focalizzare: si provano dolori profondi anche mentre si vive una storia d’amore. Le lacrime non scendono solo quando c’e un distacco, quando ci si lascia. Possono comparire mentre guidi verso casa dopo una serata splendida, possono fare il loro plateale ingresso mentre cammini verso il parchimetro, possono sorprenderti sotto la doccia, o mentre stai passeggiando con il cane e credi di sapere tutto della vita, tutto di te, tutto di tutto.
Invece no, per Dio. No, non è così. Bisognerebbe fare buon uso di certi momenti così limpidi e puri, che tanto assomigliano ai sentimenti di un bambino (se mai davvero qualcuno si ricordasse come ci si sentiva da piccoli).
La verità non può stare nel mezzo, altrimenti tutto sarebbe piatto e senza scosse.
Non può stare appoggiata al bancone del bar, o sdraiata sul letto. Deve avere per forza una posizione dolorosa, o ripida, comunque scomoda, una di quelle posizioni che proprio non riesci a mantenere più di dieci minuti di seguito, di quelle che ti alzi con il piede informicolito, tipo formiche impazzite.
La verità è un sassolino impigliato nel sandalo da mare. Lì, sotto il tallone. Scuoti in avanti, scuoti indietro…e tin tin tin…te ne sei liberato, sì…ma quel dolorino lì, rimane…e lascia una terribile conchetta sulla pelle per almeno altri 50metri di strada.
Ecco, io penso di poter tradurre così un po’ tutto, con l’immaginazione si possono costruire tutte le forme possibili senza rimanere mai delusi.
La mia verità è di un colore forte, e non va mai d’accordo con la sobrietà.
Ma chi l’ ha detto? Forse dovrei documentarmi, che so, essere un po’ più ferrata intorno ai concetti che mi incutono un certo timore.
Questa sera mi è chiara finalmente una cosa che non ero mai riuscita a focalizzare: si provano dolori profondi anche mentre si vive una storia d’amore. Le lacrime non scendono solo quando c’e un distacco, quando ci si lascia. Possono comparire mentre guidi verso casa dopo una serata splendida, possono fare il loro plateale ingresso mentre cammini verso il parchimetro, possono sorprenderti sotto la doccia, o mentre stai passeggiando con il cane e credi di sapere tutto della vita, tutto di te, tutto di tutto.
Invece no, per Dio. No, non è così. Bisognerebbe fare buon uso di certi momenti così limpidi e puri, che tanto assomigliano ai sentimenti di un bambino (se mai davvero qualcuno si ricordasse come ci si sentiva da piccoli).
La verità non può stare nel mezzo, altrimenti tutto sarebbe piatto e senza scosse.
Non può stare appoggiata al bancone del bar, o sdraiata sul letto. Deve avere per forza una posizione dolorosa, o ripida, comunque scomoda, una di quelle posizioni che proprio non riesci a mantenere più di dieci minuti di seguito, di quelle che ti alzi con il piede informicolito, tipo formiche impazzite.
La verità è un sassolino impigliato nel sandalo da mare. Lì, sotto il tallone. Scuoti in avanti, scuoti indietro…e tin tin tin…te ne sei liberato, sì…ma quel dolorino lì, rimane…e lascia una terribile conchetta sulla pelle per almeno altri 50metri di strada.
Ecco, io penso di poter tradurre così un po’ tutto, con l’immaginazione si possono costruire tutte le forme possibili senza rimanere mai delusi.
La mia verità è di un colore forte, e non va mai d’accordo con la sobrietà.
mercoledì 23 aprile 2008
Come Dorothy.
Partirò
Con il sole
Andrò
Verso chi
Verso cosa
Non so
Come Dorothy nel mago di Oz
Sarà lì la mia strada dorata ad attendermi
Sarà lì la mia strada dorata ad attendermi
Uragano vieni giù
Il segnale che aspetto sei tu
Fai tremare la casa
Rapiscimi e portami su
Due o tre cose avrò con me
La chitarra e una tazza da tea
Ed un cuore in letargo che tace nell'anima
Chi lo sa, forse lui insieme a me si risveglierà
Come Dorothy nel mago di Oz
Troverò la mia strada dorata ad attendermi
Troverò la mia strada dorata ad attendermi
La mia meta sono io
Dopo anni in un posto non mio
Voglio che la mia mente sia libera da questo obli
Il coraggio arriverà
Ho un cervello di paglia, ma
Senti qui dentro il petto non è un orologio il "tic tac"
E' il mio cuore ed è ancora assonnato...
Ma si sveglierà.
Partirò
Con il sole
Andrò
Bianca D'Aponte.
Con il sole
Andrò
Verso chi
Verso cosa
Non so
Come Dorothy nel mago di Oz
Sarà lì la mia strada dorata ad attendermi
Sarà lì la mia strada dorata ad attendermi
Uragano vieni giù
Il segnale che aspetto sei tu
Fai tremare la casa
Rapiscimi e portami su
Due o tre cose avrò con me
La chitarra e una tazza da tea
Ed un cuore in letargo che tace nell'anima
Chi lo sa, forse lui insieme a me si risveglierà
Come Dorothy nel mago di Oz
Troverò la mia strada dorata ad attendermi
Troverò la mia strada dorata ad attendermi
La mia meta sono io
Dopo anni in un posto non mio
Voglio che la mia mente sia libera da questo obli
Il coraggio arriverà
Ho un cervello di paglia, ma
Senti qui dentro il petto non è un orologio il "tic tac"
E' il mio cuore ed è ancora assonnato...
Ma si sveglierà.
Partirò
Con il sole
Andrò
Bianca D'Aponte.
lunedì 21 aprile 2008
Poi.
Va bene tutto.
Mi passi pure sopra uno schiacciasassi che dico va bene.
Ma questo no, non posso fare spallucce. Questo è troppo.
Sono cosciente del fatto che sono una novellina in fatto di acquisti di oggetti usati, e che esistono almeno tre piccole regole basilari per evitare di farsi fregare come polli.
Alla fine mi dico che sono cotoletta lo stesso, e che cotoletta rimarrò a vita perchè è nel mio dna, nel mio gene, è incastrato...e ci rimane.
Però tornare a casa, dopo essere stata alla fiera del disco, tutta orgogliosa dei miei acquisti, aprire i 3 ( e dico 3, non 15) cd che ho comperato, scelto, deciso, ponderato (perchè 3 me ne potevo permettere) e scoprire che l'unico vero affarone che pensavo di avere fatto è, in realtà, la più grande, la più colossale delle prese per il culo che io abbia mai ricevuto.
No, non posso esprimermi oltre.
Ma solo perchè fuori piove, e la complicità delle gocce malinconiche di pioggia contribuisce a gettare il mio umore più giù dell'inferno.
E perciò sono più che giustificata.
Sigh.
mercoledì 16 aprile 2008
Qualcosa di nuovo per me.
Ho iniziato da poco a scrivere qualche recensione per un portale musicale.
Recensisco demo e dischi, un pò quello che arriva e che capita nelle cassetta della posta del mio vicino di casa, che è il fondatore del sito.
Ieri notte sono arrivata alla mia sesta recensione.
Se siete curiosi, http://www.undergroundzonevr.tk/
Trovarmi non sarà difficile.
Recensisco demo e dischi, un pò quello che arriva e che capita nelle cassetta della posta del mio vicino di casa, che è il fondatore del sito.
Ieri notte sono arrivata alla mia sesta recensione.
Se siete curiosi, http://www.undergroundzonevr.tk/
Trovarmi non sarà difficile.
martedì 15 aprile 2008
lunedì 14 aprile 2008
Le cose.
Non ho le cose.
Ma possiedo poesia.
Scrivo frasi qua e là,
lascio tracce del mio passaggio.
Nero su bianco, come un incisione nella pietra.
Di me rimane qualcosa che ancora non conosco
e che forse non conoscerò mai.
Di me rimane
come impronta nel sale
sparsa, la mia mente
nei sentieri dell'infinito.
Di me rimane
o mi illudo illuminandomi.
venerdì 11 aprile 2008
Allora
I casi sono due.
O sono stati buttati via tutti i vocabolari del mondo, o io ho sbagliato completamente epoca.
Mi sembra chiaro che una potente epidemia abbia attaccato la maggior parte di chi scrive i testi delle canzoni che si sentono in radio.
E non solo in radio...my god.
Comunque.
Siamo invasi dai verbi all'infinito.
Prendiamone atto.
O sono stati buttati via tutti i vocabolari del mondo, o io ho sbagliato completamente epoca.
Mi sembra chiaro che una potente epidemia abbia attaccato la maggior parte di chi scrive i testi delle canzoni che si sentono in radio.
E non solo in radio...my god.
Comunque.
Siamo invasi dai verbi all'infinito.
Prendiamone atto.
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