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lunedì 6 dicembre 2010

Così come mi vedi.

Ci siamo delusi a vicenda, ora, e forse è come se fossimo pari adesso, nei gesti e nei silenzi.
Io gioco a carte scoperte, sai, non sono mai stata capace di barare, non ho fortuna immediata e tutto ciò che ho è costruito e basato su sacrifici, mostrandomi sempre nuda, perchè non so bleffare e forse è una debloezza, o così viene letta dagli altri.
Perchè essere così rende vulnerabile e facilmente attaccabile.
Però sono così, così come mi vedi, testarda certo, sì...ma libera da limiti.


Estate 2008

Granelli di sabbia.

Carol King nel 2008, in spiaggia, chissà quanti milioni di altre persone l'avranno ascoltata.
Quanti.
Ed io con loro, per innamorarmi della musica, delle parole, per non essere mai stanca di scoprire cose nuove.
Ma con coscienza e con rispetto, profondo rispetto.

E l'agenda si riempie di piccoli granelli di sabbia.
Ed è tutto irrimediabilmente salino, magico, malinconicamente vicino a te.

Se fai ciò che vuoi...

La comicità mi accompagna.
Ma ho sempre paura di risultare in qualche modo pesante.
Ho sempre o quasi sempre una strada sensazione di pesantezza addosso al petto.
Qualcosa che mi fa sentire a volta come se la paranoia mi schiacciasse e l'esserne schiava è la mia paura più grande.
Poi...quando sono davvero me stessa succede che non mi curo più di niente.
Ed un sorriso sono trecento collegati insieme, tutto prende senso e mi sento libera da ogni catena.
Non è poi così difficile imparare a farlo sempre.
"Se fai ciò che vuoi, sei ciò che vuoi..."

Il film.

Penso di essermi persa la scena.
Un'anziana signora partita all'attacco ovviamente per reclamare contro altri esseri umani ma di nazionalità diversa.
Mi sono accorta dal labiale e dal suo rossore che si stava alterando.
Parlava con il controllore, è sempre una scena penosa e al tempo stesso degna di nota quando qualcuno rompe il tagliente silenzio dei mezzi pubblici, che sia per ragioni buone oppure no.

L'orologio.

Nel risveglio del mondo
l'amore rintocca il suo corso
come un orologio divino
come una stella buona
che viene, e rimane.

Scrivo.

Scrivo / scrivo ogni cosa
Nutro la mente
che non si riposa

Scrivo / scrivo di niente
Riposo la mente
Nutro la rosa.

Non tutto di me si vede.

Smetto di sognare la vita
e inizio a sbagliare.

Rido di me con grande forza
rido di me e si sente.

Non tutto di me si può vedere,
ma ciò che non si vede lo conserverò per chi mi ama.

E il resto non mi interessa più,
non ho più bisogno di essere approvata.

E' acqua passata.

giovedì 4 novembre 2010

La mia musica.

Certe volte ho l'impressione che la mia musica mi superi.


Jeff Buckley diceva: "La mia musica non mi è mai sembrata così vicina a ciò che io sono adesso. Gli ultimi anni sono stati davvero una follia, nessuno lo sa tranne me. Non sono troppo bravo a comunicare queste cose ad amici e parenti".


Forse non ho lo stesso suo limite, ma avverto una distanza tra me e la mia musica, una riverenza, un ponte tra l'inconscio e la realtà.
E' un guado, un salto nel vuoto, qualcosa che non voglio decifrare fino infondo, ma che vorrei poter comunque vedere.
La mia musica mi sovrasta, certe volte. E' come un fiume in piena, mi agita e mi richiama alla natura, a ciò che ho dentro. E' come un'esperienza che non ho fatto, se non attraverso il pensiero. E' il prolungamento dei miei sentimenti, la parte più insoluta di me, e la più sincera di me.


Qualche volta vorrei essere vento, per poter danzare insieme ai miei pensieri, dolcemente. Qualche volta, invece, vorrei essere storia, per sedermi ad ascoltare le voci del mondo e trascriverne le sfumature. Altre volte sono solo un fiore nell'erba. Un semplice essere vivente che cerca le sue origini, dove affondare bene le radici. Per non perdersi mai più.

martedì 2 novembre 2010

E poi...

...…e poi ti ritrovi a ripensare ad ogni movimento, ad ogni frase detta, ad ogni cosa che è passata sotto gli occhi,la bocca, le mani, in una serata.
riassumi in pochi gesti quello che ti ha emozionato, e piano piano distingui le sensazioni, i segnali, le piccole attenzioni, metti a fuoco le trasparenze, le cose che subito non puoi notare, i particolari, le carezze sottili, i regali silenziosi.
e poi mi ritrovo qui, la mia finestra, la pioggia, il tempo che passa.
vorrei avere più tempo, al mondo, perché niente mi sfugga.


le macchine scorrono lontane fuori di qui, sembrano lentissime, la distanza ne dilata il movimento, la rapidità, forse fanno i 50, sembrano lumachine che disperdono piccole energie gelatinose, con piccoli fari accesi, occhietti attenti ma assonnati, proseguono verso le loro mete, senza fretta, e sono tutte uguali, scivolano sull’asfalto bagnato, si perdono dietro la coda dell’occhio, in spazi che non vedo. a volte ho la sensazione di poter modificare il tempo, poterlo plasmare, mi basta alzare le mani, e con un tocco cambiare la forma delle cose. a volte ho la sensazione che tutto sia mio, che niente sia impossibile. un istante dopo mi perdo, e la durata del tempo in cui mi perdo è più lunga di quando penso di essere padrona del tempo.


il tempo.


non prendevo le tue mani da un po’, non ho contato i giorni, le settimane.
dentro di me sono piccole eternità.
le tue mani, le amo così tanto da trovarmi ora ad usarle come unità di misura per capire le persone.
le tue mani sono una porta verso quello che non conosco, quello che sono, quello che sarò.
e quando le tocco respiro più a fondo, mi pizzica il naso, è tutto più cristallino.
ma più provo a spiegare…più ne perdo la sensazione.
devo imparare dai tuoi silenzi.


il tempo.


avevi ragione tu, ma io non ti credevo.
il tempo è padrone, risana i sorrisi, disseta le ferite, rischiara, fortifica, attutisce.
ora io sono padrona del tempo.


se ti prendo per mano fermo il tempo.
lui ci guarda, incrocia le braccia, tamburella un piede per terra, un po’ impaziente.
avrebbe fretta di correre via, a nuovi movimenti, nuove parole.
ma sorride, poi, non vorrebbe ma lo fa.
ci lascia l’uno dentro l’altro, nella posizione più naturale che il mio corpo conosca.
è un attimo…dura un respiro…ma dentro è una vita.
una vita intera.

venerdì 29 ottobre 2010

Dimenticata.

Ci sono due bicchieri, sul mio comodino.
Un po' di acqua rimasta in uno, mentre l'altro è vuoto.
Faccio spazio alla notte ma non distinguo più dove finisce il mio corpo e incomincia la vita.
Mi muovo nei riquadri del pavimento, è da poco passata l'ora in cui di solito mi addormento.
Forse farò fatica a chiudere gli occhi, forse il cielo non è ancora abbastanza scuro, o forse ho bisogno di più luce.
Non sono mai contenta, ma non sono nemmeno contenta dell'inquietudine che mi prende in momenti come questo.
Sembra che la soluzione sia continuare a respirare, e imparare a camminare.


Mi devono aver dimenticata, quel giorno. adesso ne sono sicura.
Devo essere stata abbandonata per qualche minuto, forse trenta, ma un tempo sufficiente per farmi sentire il rumore del silenzio, quando avanza imperterrito e si trascina per casa.
Devono essersi dimenticati di me, e con me devono aver lasciato in un angolo una danza felice, un disco divertente, un sacchetto di sorrisi.
E' così svilita e sbiadita la faccia del mio cuore, è così diversa l'impressione che ho di me, è così difficile diventare quello che sono.


L'insicurezza è un'amara vergogna. ne facciamo uso quando ci sentiamo soli, la sbandieriamo per chiedere un abbraccio, la desideriamo quando pensiamo non ci sia niente di meglio da fare, la rinneghiamo quando si fa severa e distrugge ogni cosa. La solitudine è in agguato, quando bramiamo la vicinanza di qualcuno, quando sbagliamo il tiro, quando a tutti i costi vogliamo tentare un rimorchio, quando la sola voce da ascoltare sarebbe quella che non vogliamo sentire.

La tua vita.

fragile come un fiore
e forse un fiore è più forte di te
tenera e indifesa, contro le ombre del tuo tempo
il passato è come una falce affilata
lacera il tuo vivere, e non lascia spazio per vedere
copre tutto con dolore, il dolore degli altri
sopra di te il furore della vita non vissuta
sopra di te il nulla, il nulla degli altri


annullata, stanca, privata della tua giovinezza
invisibile a chi non sa vedere.

sabato 23 ottobre 2010

Muovendosi senza spostarsi.

E' difficile trovare cose da dire quando si è costretti a stare fermi in coda.
E' tutto bloccato, e insieme alle auto sembra che si debba necessariamente bloccare anche il pensiero.
O forse si prega, si prega solo che presto si possa tornare a scorrere, a muoversi verso le proprie mete, perchè ognuno di noi ha una meta.
Tu dove vai? Sarebbe bello poter chiedere ad ognuna di queste persone, ferme nel proprio abitacolo, dove sono dirette.
Da che parte andiamo? Corriamo sempre e poi, quando il destino ci incastra tutti insieme, in una fila d'autostrada, ci si dimentica di cosa si doveva fare, di quanta fretta avevamo, di quanto fosse essenziale quello che dovevamo fare.
Che cosa succede, davvero, se siamo in ritardo? Tutto e niente.
Perso una volta non è perso per sempre.
Mi piace rompere le regole, valutare ogni cosa solo quando accade, e darle il giusto peso.
Il giusto peso.
O imparare a sentire, a vivere ogni volta quello che arriva come la sola occasione a disposizione, la sola cosa che posso fare, seduta sul sedile passeggero di questa auto nel tempo.
Il mio tempo.


{Pd - Vr 20|10|10}

giovedì 26 agosto 2010

Un maschilista dei tanti.

In coda, alla cassa.
Un ragazzo alto forse un metro e novanta, e davanti a lui una ragazza bassa un metro e sessanta.
Lui le sta troppo attaccato, le sta dietro come se avesse paura di perdere il posto in una coda già formata, e fatta da giusto sei o forse sette persone. Eppure lui ha spazio dietro di sé.
Si appoggia proprio sulla schiena della ragazza, con un borsone a forma di marsupio.
Ci vogliono pochi secondi.


Lei: Ma che non sia possibile avere un po' di spazio vitale in più?
Lui: Hai il ciclo, per caso?
Lei: No, e comunque guarda che anche gli uomini hanno il ciclo. Non proprio il ciclo ma qualcosa di simile.
Lui: Ah sì? Non credo proprio sai...secondo me tu hai il ciclo.
Lei: Non ho il ciclo, se vuoi ti faccio vedere.
Lui: Ah no, guarda, non credo sia un bello spettacolo.
Lei: Ah non credi che sia un bello spettacolo? (qui la ragazza sicuramente avrebbe voluto rispondergli che se si fosse guardato allo specchio non avrebbe certo visto un Dio Greco, ma si limita a dire...) Guarda che sei stato tu a starmi addosso “così” (e mentre pronuncia quel “così” le si accosta al petto, per fargli sentire quanto sia fastidioso avere addosso una persona che non conosci, per giunta in coda).




Lui: Girati. Girati che è meglio.


Lei si gira, sì. E tace.
Non ha più parole. Il sangue le sale alla testa, vorrebbe dirgli quanto è meschino, quanto è volgare.
Ma la fidanzata di lui ride, ride tanto da far rimbombare la mediocrità di certe donne.
Ride tanto da farci vergognare di essere donne.


Gardaland, Agosto 2010.

lunedì 23 agosto 2010

Pianto.

Vorrei piangere
se il mio pianto
giovasse a qualcuno.
Ma piangere
è un poco morire
mancare alla vita.
Allora voglio vivere
ed amare la vita
così com'è.
Il pianto represso
nel fondo del cuore
risorge alla vita
ed è Amore.




Carmela Benedetti.


giovedì 19 agosto 2010

Quando conosci non puoi evitare l'amore.

Dalla cucina alla camera viaggiano gli odori della cena.
Da quando ho imparato a cucinare apprezzo di più l'attesa del pasto.

La coscienza ha un sapore divino.
Quando conosci non puoi evitare l'amore.

E allora, non puoi più nasconderti.



Che tu lo voglia o no.

Scorrono parole nella mente come titoli di coda e la pellicola traballa nello schermo.
Fatico a fissare il passaggio dei pensieri, li lascio andare via da me come una madre matura.
Ci sono troppe cose da ricordare, non c'è nessuna regola che dice che bisogna rammentare ogni dettaglio.
Perchè spesso i dettagli vanno a sedersi nell'inconscio.
Che tu lo voglia o no.



mercoledì 11 agosto 2010

Tombe.

A me viene in mente la voce di Eva Cassidy, quando penso a quanto è ingiusto il mondo dei vivi.
Si celebrano sempre i morti, se sono bravi, perchè forse quando non possono più cantare fanno meno paura.
Ma da vivi no.
Bistrattati ed ignorati.
Silenziosi come tombe.



mercoledì 14 luglio 2010

Il piacere.

Adoro il momento dell'attesa del caffè.
Quei semplici gesti che si fanno, mentre la stanza si prepara a ricevere quel buon odore di moka.
Li compio lentamente, per non svegliare la rabbia seduta in ognuno di noi, sempre pronta a scattare in azione.
Non voglio dare sempre ascolto alla parte peggiore di me, voglio godermi il sapore di torrefazione, immaginare di essere un film al rallentatore, andare piano verso la dispensa e altrettanto lentamente prendere la zuccheriera, poi un cucchiaino e infine attendere che il profumo dei chicchi tostati si faccia spazio nelle mie vene e venga a risanare la mia giornata, a spezzare lo scorrere ritmato delle cose che ho da fare.
Come a dirmi che non c'è niente che non possa essere interrotto dal piacere.
E che il piacere viene prima di tutto.

venerdì 25 giugno 2010

Una bella serata.

Di sentirmi ispirata dagli eventi della vita non mi capitava da qualche tempo.
Confesso che iniziavo ad avere paura di non essere più in grado di fissare le mie emozioni sulla carta, ma grazie a questa serata posso archiviare questo periodo di silenzio e mettergli sopra un'etichetta con tanto di scritta a pennarello rosso. Bollerò questi mesi come quelli del ritorno, perchè c'è sempre un punto in cui si deve tornare a vedere, una finestra da cui affacciarsi, un precipizio che hai già visitato e che ha ancora qualcosa da dirti, prima di lasciarti camminare definitivamente verso quello che stai cercando.
Parlo di me come se fossi un fossile. In realtà sono solo all'inizio.
E' così che mi sono sentita, quando stasera le altre donne con cui ho condiviso il palco ad una ad una prendevano posto e cantavano la loro canzone. Ho avuto la netta sensazione che il tempo sia una specie di illusione, e che tante volte sono proprio io ad avere paura che passi.
Lui non ha nessuna fretta, se non quella che gli metto io stessa.

Mentre finivamo di truccarci e di pettinarci, ho chiesto alle mie colleghe più anziane se, ad un certo punto della carriera, sparisca mai quella sensazione di gola secca che si ha poco prima di cantare.
Mi aspettavo un sì. Ovviamente tutte mi hanno risposto che no, non passa mai. Se sei in grado di governare le tue emozioni sei vincente, ma quella sensazione lì, corporea e fastidiosa, non ti abbandona mai, come se facesse parte del gioco. Sono tornata in me con le pive nel sacco, ho abbassato la testa e ho proseguito sul sentiero delle incertezze. E' l'insegnamento più grade che ho ricevuto in questi giorni di concerti. Se provo a divertirmi, senza pensare al domani, ho più stima di me. A me sembra assurdo che, per esempio, studiare tanti anni abbia un senso solo quando riesci a dimenticare la tecnica. I vecchi saggi dicono tutti di imparare le regole e poi di dimenticarsele, se si vuole giocare davvero bene. Cosa devo fare? Arrendermi all'evidenza.
Un paio di scarpe comode, un sorriso sincero, e via verso la canzone.

Il tempo scandito dai minuti passa per tutti. Pochi respiri e sei già entrato nel dopo. Ma quello che non passa mai è l'amore per la vita. E assomiglia sempre di più ad un vestito comprato al mercato dell'usato. Non sai di chi era, e per molti ha poco valore soltanto perchè lo paghi poco, quando non si accorgono che il vero valore non lo aveva neanche quando costava tanto.
Perchè la materia è misurabile all'infinito, e da infinite parti, ma l'infinito dell'amore non ha prezzo.


mercoledì 2 giugno 2010

Gli ultimi giorni.

Sono gli ultimi giorni
gli ultimi giorni di una scuola arroccata,
gli ultimi giorni qui dentro,
sedute in questi banchi.
Il loro colore e il loro odore
ci mancheranno.
Sono i giorni ai quali
non si tornerà più.
Gli ultimi istanti
fra quattro mura
di un colore indefinito
spento e innocuo.
Un colore qualunque
che i nostri occhi
non vedranno più.
Gli ultimi giorni in questi bagni,
in queste scale, in questo cortile.
Gli ultimi giorni dei giorni
che abbiamo voluto ogni giorno
che finissero.
Gli ultimi giorni.






Fuori tempo massimo.

Io non sono un essere in ritardo.
E se arrivo in ritardo è perché mi voglio male.
Ma a te io non guarderei con sufficienza, e mai ti tratterei con superficialità.
Nemmeno se tu non fossi importante.
Nemmeno se dentro, per te, non avessi niente.

martedì 30 marzo 2010

La legge.

Quante volte hai chiamato e sapevo era tardi
Ho lasciato gli amici nelle curve degli anni
Non mi sembra una colpa ma capisco il tuo piano
C’è una Legge, e c’è un Braccio, c’è una Mano

Il mio cuore ribolle per le cose che ho fatto
Se la luna ha gemelle hanno proprio il tuo aspetto
E anche se non volevo sto perdendoti invano
C’è una Legge, e c’è un Braccio, c’è una Mano

Ora il patto è infangato, dall’inizio del fango
Ma non chiedo clemenza a chi sta giudicando
Nelle aule dell’uomo non esiste il perdono
C’è una Legge, e c’è un Braccio, c’è una Mano

Non mi assumo la colpa, accetto il destino
C’è una Legge, e c’è un Braccio, c’è una Mano

Quel che avevo da dire te l’ho raccontato
Non è stato per niente che mi han condannato
Io e il mio angelo stretti giù dal cielo cadiamo
C’è una Legge, e c’è un Braccio, c’è una Mano

{di Leonard Cohen "The Law", tradotta da Flavio Poltronieri e Marco Ongaro}



lunedì 15 marzo 2010

Un giorno in più.

Uno strappo.
E alla fine più niente.
Si sente soltanto il tonfo sordo di un piccolo oggetto che cade, sul pavimento di legno, sul traffico del tempo. Si appoggia leggero e sembra quasi una piuma, il suo corpo soffice è una tela sul mondo, un disegno a matita, un disastro perfetto.
Era buio, fino al giorno prima che arrivasti. Era tutto attorcigliato, spento, spoglio. Quasi non sentivo più il tatto, e gli odori non mi sembravano più gli stessi, anche i colori avevano perso la luce e i miei spazi non sapevano più parlare, avevano perso la ragione, ogni cosa era stanca e sdrucita, ogni singola parte di me avvilita, sfoglia, imbruttita. Anche la mia persona, il mio corpo. Tutto mi appariva senza senso, e nelle pieghe dei miei pensieri aveva trovato spazio un brutto sogno. Era necessario un risveglio, ma da dove potevo cominciare? Come sabbie mobili, i miei giorni si susseguivano costruendomi intorno un rebus senza fine, costringendomi ad usare tutte le forze a disposizione per non sentirmi sola, ancora più sola di quanto non fossi. A mio modo speravo, e ogni tanto provavo a rispondermi con una pacca sulla spalla, ma in certe circostanze non esiste conforto se non la realtà capovolta, la svolta perfetta, la curva a gomito della vita.
Uno strappo. Ci voleva uno strappo.

Hai trovato la foce. Non mi restava altro che aspettare un giorno in più, sulla sponda del fiume.

Se tutto, in questa vita, è predestinato, allora mi piace pensare che ogni nostro movimento sia stato disegnato perfettamente, e che da qualche parte qualcuno abbia deciso per noi, altrimenti non saprei davvero come spiegarmi il presente, e il modo così semplice con cui abbiamo bevuto quest'acqua di fonte. Se poi penso a quanto hanno cercato di sporcarla, quest'acqua, allora mi accorgo in un lampo che siamo uguali. Dovevamo soltanto incontrarci, o rivederci ancora una volta, per confermare la scintilla. Una luce non può spegnersi da sola.

Ci serviva solo un giorno, e lo strappo del tempo avrebbe fatto tutto il resto.

martedì 23 febbraio 2010

Nerosubianco, seconda stagione in radio.

Ricomincia la mia trasmissione in radio, e la potrete ascoltare, a partire da oggi, ogni martedì alle 16 e ogni giovedì alle 22
Andate su questo sito e cliccate play.





venerdì 19 febbraio 2010

Il gesto più difficile.

Ascolto musica che conosco a memoria.
Il ricordo, ora, aiuta a rinfrescare il presente. Mi racconto una bugia. Sono venuta qui non tanto per scrivere, quanto per aspettarti. Mi hai detto di no, che del resto accade da mesi. Per l'ennesima volta mi hai negato la tua presenza ma io sono venuta lo stesso, sfidando il freddo e una conclusione di serata molto prevedibile.
Se adesso alle mie spalle apparissero due fari, so che il cuore prenderebbe a battere. Trasformo luoghi sacri, ricalco qui il mio passaggio, voglio che profumi di tutto quanto ha saputo darmi la mia vita. Se avessi ancora quattordici anni scriverei sulle pietre il mio sentimento. E' così che ci si deve sentire, quando si vuole qualcosa. Si deve necessariamente avere voglia di scriverlo sui muri e gridarlo al mondo.

Tutto è fermo, immobile.
Non accendo il riscaldamento, ho poca benzina e non posso sprecarla.
Aspetto ancora un pò, poi vado. Lo so che non verrai, che forse non verrai mai.
Perchè tu? Perchè così? Come dicono i saggi, cerchiamo sempre ciò che temiamo. E io temo di non essere capita, di essere abbandonata. E tu lo fai, ogni volta che dici di no al tuo e al mio cuore.
Quanto tempo, ancora? Dieci minuti o dieci settimane sono niente, ormai, e si assottiglia la linea retta dei desideri.
Plasmerò anch'io piano piano il mio cuore al futuro, e se saprò mi abbandonerò alla corrente.
Ma accendere il motore dell'auto, ora, è diventato il gesto più difficile.


lunedì 15 febbraio 2010

Le parole.

Bisogna sempre dosare bene le parole.
Non sai mai, davvero, dove si vadano a posare.
Magari proprio là, dove non volevi.

Eppure cadono da sole
come un cielo in piedi.


martedì 19 gennaio 2010

Ingannevole è il cuore più di ogni altra cosa.

Un altro giorno è andato, senza sentire il tuo nome.
Lo so che certe cose ti fanno arrabbiare, ma ritrovarsi a dialogare con il silenzio non è cosa facile.
Sto imparando, non c’è che dire. Soltanto il cuore non vuole fare pace con la mente.
E sono sicura, la lotta sarà lunga.
Un altro giro di opportunità, disposte su ventiquattro ore, si è sciolto nel vento, ha fatto amicizia con la nebbia e ora affonda le sue radici nel mio inconscio.
Non so mangiare una mela dal centro, ho bisogno come tutti di sbucciarla in ogni suo lato e tagliarne almeno quattro spicchi.
Non si può fare luce senza aprire le serrande, non si può sentire senza alzare il volume. Non si può dimenticare, se non sai cosa dimenticare.

Mi eri dolce.
Non avrei mai pensato, non avrei mai creduto.

lunedì 11 gennaio 2010

Good Morning Life.

Con una doccia lavo via la notte.

L’acqua scorre via veloce sulla pelle,
non sento niente se non il calore accogliente del vapore sul mio corpo.
Un po’ di sapone liquido a lavare via le lacrime,
un po’ di crema profumata a restituirmi la primavera.





domenica 3 gennaio 2010

La pazienza è tutto.

Tutto è condurre a termine e partorire.
Lasciare che ogni impressione ed ogni germe di un sentimento si compia tutto dentro nell’ombra, nell’indicibile e inconscio e in attingibile alla propria ragione, e con profonda umiltà e pazienza attendere l’ora della nascita di una nuova chiarezza: questo solo significa vivere da artista: nel comprendere come nel creare.
Qui non serve misurare con il tempo, a nulla vale un anno, e dieci anni non son nulla. Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto.
Lo imparo ogni giorno, lo imparo a prezzo di dolori ai quali sono grato: la pazienza è tutto!”


(Rilke - "Lettere ad un giovane poeta")

venerdì 1 gennaio 2010

Gift.

Ho un regalo per te.
Quando te lo posso dare? E’ piccolissimo, mi vergogno anche un po’ a dartelo, ma questo è quanto di più mi potevo permettere, quest’anno.
Quest’anno sì, ho lavorato tanto, ma sai le paghe dei musicisti sono sempre deboli, e a stento ogni cachet mi basta per pagare le spese e far quadrare qualche altro acquisto utile. Niente di più, non posso nemmeno permettermi uno straccio di viaggio, o forse mi manca un po’ di spirito organizzativo. Non l’ ho ancora capito. A me sembra di risparmiare…o forse ho le mani bucate? Non so risponderti, proprio non saprei. Ad ogni modo eccolo qui, il tuo regalo. Sta in una mano, pesa un grammo o poco più. A me piace, mi piaceva quando stava lì solitario nello scaffale e adesso mi piace anche di più, incartato da me alla meno peggio, come sempre d’altronde. Non so fare nemmeno i pacchetti, pensa che oggi ho anche esordito in una insolita performance di decoupage. Che strazio, il risultato è un surrogato di bellezza, ho ricoperto un barattolo di latta con una pezza blu notte riciclata, piena di lustrini. Ho assemblato ricordo a ricordo. Quel che ne è uscito è orribile stilisticamente parlando, ma a me piace. Mi da soddisfazione, guardarlo. Mi ricorda che ci ho provato, che ho tentato. Mi ricorda il concetto di semplicità, così fondamentale.
In effetti questa è una giornata semplice. E’ incredibile come quanto una strada deserta della zona industriale di Verona mi possa far sentire potente e abbracciata dal mondo, quanto una diversa angolazione delle cose sia in grado di avvolgermi con dolcezza e farmi sentire al sicuro, nuova e pulita. Sono anni che il primo gennaio di ogni dannato anno mi sento così. Non riesco a fare diversamente, non credo che riuscirò mai a sedermi davanti alla tv, in un giorno così, a fare nulla. Non credo proprio. Mi sale dal ventre una voglia semplicissima e divorante di stare, stare con le persone, stare con la mia persona, stare dentro alle cose, partecipare e vivere, sentire e respirare. Infondo lo faccio ogni giorno. Oggi è diverso. Diverso da cosa e da quando non lo so…è bello forse perché istintivo e indefinito.
Ascolto musica dalle casse del pc. Sai che cosa ho fatto ieri sera? Ho messo un dvd di Jeff Buckley e me lo sono mangiato fino alla fine. Ho la sensazione di averlo già fatto, altre volte, lo stesso giorno. Il giorno del mio compleanno e Jeff sono due cose che insieme stanno proprio bene. Ogni immagine di quel documentario, ogni nota e ogni parola mi ha ispirata. Come faccio a sentirmi sempre nuova dentro cose che si ripetono? Mio dio, non so mai rispondere alle mie domande…risponderesti tu per me? Puoi?

Beh, eccolo qui. E’ un regalo piccolo, ma ci ho messo l’anima.
A me piacciono le cose piccole e preziose.
Questo regalo, a suo modo, lo è.
So che saprai apprezzare.

Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati