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martedì 31 marzo 2009

Passanti distratti.

Se fossimo davvero capaci di fermare la nostra mente sulle cose che contano, avremmo in mano la risposta ad ogni domanda. Non viaggiavo da sola in autobus da tempo, e per giunta ascoltando musica da asporto. Questa città la avrò vista già cento volte, ma oggi è diversa, è mia e la percorro a passo deciso come se ci vivessi da sempre, e sapessi tutto di lei. Non mi ero mai sentita davvero parte di questi luoghi, e a pensarci bene ultimamente ero anche un poco scettica nei suoi confronti, sbandieravo la teoria che qui non avrei mai potuto viverci. Troppo grigia, troppo strana, troppo quadrata, troppo di tutto. Ma allora perché oggi mi pare così piccola e accessibile?

Ecco, se potessi adesso scatterei una foto.
E’ un gioco di sguardi, perché non sento nulla se non la musica nelle mie orecchie, ma posso capire le dinamiche degli eventi dentro questa scarpa arancione rotante.
Ci sono due signore distinte che storcono il naso, anch’io ho sentito l’odore e stavo giusto aspettando che qualcosa accadesse, avevo dato tempo 15 secondi per iniziare i loro giri di nuca repentini, le loro espressioni indignate, i loro labiali contriti.
E’ seduta dietro di me, io non la vedo ma la sento, eccome se la sento. E’ lacerante la puzza che emana, potrebbe essere una donna e solo dopo me ne accorgo, ma non so perché lo sento anche prima di scorgere il suo passo stanco e parlante. Che è una signora mulatta, di un’età indefinita intorno ai quaranta, ha scarpe deformate e talloni strabordante, la borsa stracolma di stracci, i capelli raccolti alla meno peggio, un’espressione seria e consapevole, le mani di carta vetrata.
Le signore davanti a me non smettono di voltarsi, come se voltarsi servisse a far andare via l’odore dal mezzo di trasporto che sono costrette a condividere con l’anziana donna dietro di me.
E lei scende, poi. Il tempo di due fermate, quanto basta per inebriarci tutti.
Mette giù tutti e due i piedi e scompare nel traffico delle sei. Dietro di lei un vociare infinito, come sgorgano infiniti i tentativi di dare una propria opinione per forza all’accaduto, come se parlarne sollevasse tutti dalla pesantezza del pensiero di se stessi, consapevoli di avere tutto, ma proprio tutto dalla vita.

Passanti distratti, siamo proprio questo. Vaghiamo come fantasmi nel nostro tempo, ci sentiamo padroni del mondo e possedere ci rende vivi. Comunichiamo ad ogni angolo, ma solo attraverso un telefono. Ci sentiamo liberi quando andiamo al cinema, quando sbirciamo nelle vite degli altri, quando ci intromettiamo nei problemi dell’amico. Diciamo sempre la nostra opinione, non sappiamo più osservare, sappiamo solo guardare. E dall’occhio malato che ci incatena a noi stessi, amiamo solo le nostre mani, perché non sappiamo più distinguere, scegliere, capire. A fondo non ci scaviamo più, affondiamo solamente.
E che meraviglia sarebbe svegliarsi un giorno, per caso, da tutto questo torpore cosmico, e cominciare a sorridere ad un cane, salutare la cassiera, pagare senza fretta, accorgersi di non essere accorti di niente fino ad oggi…e iniziare a correre.

Quando un cantautore.



martedì 17 marzo 2009

Per sempre giovane.

Ho paura del tempo che passa.
Non posso negarlo.
Per sempre giovane!
Vorrei sapere che potrò indossare le allstar per ancora 30 anni e non risultare ridicola.
La radio passa proprio una cosa che mi piace.
Che cosa posso farci se amo la primavera, quando tutto rinasce e sembra che niente possa farti davvero male?
Per sempre giovane!
Forse se provo ad essere io, una foglia verde su un ramo del tempo, posso credere di attraversare la mia età che scorre, senza avere davvero paura di ingrigire.

Forse.

Centrale.

E come poter far coincidere due punti imprecisi
legando nel tempo le morbide scie che lasciano indietro
sul caldo tracciato violento del mare.
Tempesta di sogni
dilaga la notte.
E tutto ritorna per sempre imperfetto.

giovedì 12 marzo 2009

venerdì 6 marzo 2009

Le mie meraviglie del mondo_Parte 1

Il the caldo al mattino, con pane caldo, burro e confettura ai frutti di bosco.
Gli episodi de La signora in giallo.
Il caffè caldo dopo pranzo e dopo cena.
I ponti del centro di Verona.
Un pisolino dopo mangiato.
Il cibo messicano.
Il sud Italia.
Suonare scalza.
Il marmo fresco sotto i piedi.
Ikea.
I quaderni di carta riciclata.
Le pilot supergrip.
Un diario da incominciare.
Infradito e pantaloni corti.
Gli episodi de L’ispettore Derrick, d’inverno, prima di cena.
Un libro nuovo.
Hitchcock.
Tutti i dischi di Jovanotti.
Tutti i tramonti.
Le mezze maniche al pomodoro, con aglio e olio piccante.
Il primo giorno di scuola.
L’ultimo giorno di scuola.
Scartare un cd.
Le foto appese.
Cucinare con gli amici.
Le sorprese.

Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati