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mercoledì 7 maggio 2008

Statue.

Le lacrime sono come delle enormi statue.
Non possono passare inosservate, e non possono scomparire senza lasciare un solco tremendo.
Io non credevo che amare fosse così difficile. O meglio, non credevo che anche l’amore più puro potesse davvero nascondere un dolore. Sapevo, insomma, che non era cosa facile trovare “la persona giusta”, ma pensavo anche che, una volta trovata, tutto fosse immediato, e che non ci fosse più bisogno di lottare poi tanto, che infondo “la persona” l’avevi trovata, e che altro non ti sarebbe successo. Ma vivere un’immunità d’amore credo sia come chiedere la grazia divina al padre eterno (se magari esiste).
A 18 anni ho vissuto la mia prima scottatura sentimentale. Mi sembra ieri, e mi sembra sia passato un secolo. A quel tempo ero giustificata, non conoscevo bene né me stessa né quello che volesse dire davvero amare una persona. Erano giustificate le mie reazioni, le mie piazzate, le mie minacce, i miei tormenti…tutto aveva un sapore di crescita, quella che ti porta ad avere coscienza del tuo essere, di ciò che vuoi veramente dall’amore. Poi ho avuto storie, più o meno durature, storie importanti, molto diverse tra loro, ma storie in cui non mi ritrovavo completamente, e in cui ad un certo punto finivo sempre per lasciare e cambiare porto, alla ricerca disperata del vero amore. E ho pensato più di una volta di averlo incontrato, l’ ho confuso, scambiato…mi illudevo.
Un giorno, per caso, stavo per non vederlo, l’amore.
Era lì, davanti a me, e mi stava sfuggendo, e se non facevo in fretta mi sarebbe scivolato tra le dita per sempre. L’occasione l’ ho presa, poi. Ed io credo che l’amore sia proprio lì, dove adesso risiede il più grande dolore che si possa provare in vita, il dolore che non ha nome, non ha pace, non ha risposte, non ha ragione.

Uno costruisce un pensiero, un’identità. Ci lavora sopra per anni, arriva ad un punto preciso, una netta volontà di essere, nel senso profondo del termine.
Uno si dice anche che una volta capito cosa vuole veramente, non gli sarà difficile mantenere costante una rotta, seppur con qualche scossone, ma pur sempre una rotta.
A 25 anni pensavo di meritare la serenità, o quantomeno credevo che essere fedeli, comprensivi, fantasiosi e aperti potesse garantirmi quella rotta tanto desiderata.
Si vede che devo aver fatto tanto male a qualcuno.
La ruota gira. Non sono mai stata complice di attentati di stato, ma forse aver ucciso troppe zanzare ad agosto deve aver giocato a mio sfavore.

Le mani giunte in preghiera non sono un buon segno. Ho assunto una posizione del tutto anomala alla natura dei miei pensieri, e tutto questo mi preoccupa. Allora slego in fretta le mani e le posiziono sulla tastiera del pc, pronta a scrivere, che non mi venga il dubbio benché minimo di dire un padre nostro, o di invocare qualche santo lassù. Hanno già il loro bel da fare.
Un foglio non mi tradisce mai, la scrittura è un’amante fedele. Non ti chiede niente, sa che ci sei e sa che prima o poi torni da lei, a trovare rifugio.
Ci sono periodi piuttosto lunghi in cui non scrivo nulla, nemmeno una frase veloce. Non sempre mi ritrovo a scrivere a causa di un dolore. Piuttosto credo di essere mossa da una forza che va aldilà della volontà di sfogare un sentimento. Penso sia maturità, perché quando ero piccola scrivevo solo quando ero triste. La cosa mi preoccupava, e mi chiedevo sempre come certi scrittori o parolieri facessero a descrivere un sentimento positivo. Ho aspettato per anni di vivere anch’io quel tipo di impulso.
Che gioia provai la prima volta che scrissi di un sorriso…

Scrivere mi fa sentire potente. E’ come dominare una vallata dalla cima di una montagna, ma non ha niente a che fare con la presunzione.
Scrivere non mi fa sentire sola, e quando mi sento sola scrivo, scrivo di tutto, scrivo di me, scrivo del mondo, scrivo e basta. Scrivendo trovo la forza di ingoiare anche il più amaro dei bocconi. L’unica fregatura è che, una volta finito di scrivere, il boccone rimane nel gozzo, e a mandarlo giù ci pensa solo la notte (sempre che arrivi, e sempre che ti addormenti), senza contare il fatto che mi sono persa nel giardino delle statue più bianche che abbia mai visto, e più pesanti che abbia mai dovuto portare.

Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati