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giovedì 15 ottobre 2009

Datato.

Mi faceva solo peso quel giornale costatomi soltanto un euro e venti centesimi.
Avrei voluto lasciarlo in eredità a qualcuno che si sarebbe seduto dopo di me al mio posto, sul treno, ma infine me lo sono tenuto tutto il giorno nella borsa, come a ricordarmi quanto ogni volta mi lamenti del volume che mi porto sulla spalla destra, e di quanta incoerenza risieda inguaribilmente in me, nel semplice atto di non cambiare la situazione, dato che basterebbe non portarsi così tanta roba appresso.
Alleggerire il carico è una cosa che non so fare. Credo di essere, invece, bravissima nel crearmi l’ingombro, e quella sensazione di pesantezza fisica propria di chi trascina un carretto pieno di mattoni. Ecco, se sapessi farlo mi disegnerei così, su un foglio bianco. Una ragazza curva, con le scarpe tipo Cat, le calze arruffate di lana che cadono sul bordo in pelle delle scarpe, il maglione di lana extra large, i jeans di due taglie più grandi e una cariola di cimeli, preoccupazioni, paranoie, il tutto ammassato disordinatamente all’interno. Come il contenuto di un cassetto che non apri da mesi, e che inevitabilmente prende la forma di una pianta carnivora, che divora il tuo ordine in un sol boccone.
Ad ogni modo, a Milano ci sono arrivata. Pesante o no, il treno l’ ho preso, ho ciondolato per bene la testa dormendo nel viaggio di andata, vergognata a dovere degli scattini elettrici che il mio corpo produce ogni volta che schiaccio un pisolino sul sedile verde del regionale, preso la metro giusta con la solita faccia di bronzo che mi ritrovo, assaporato l’aria elettrica della metropoli del nord che tanto amo, raggiunto il punto d’incontro previsto per le ore 14.30. Ed ero come sempre in anticipo. Ma neanche di molto, per una volta ho aspettato solo 5 minuti, il che significa per me già sgambettare cercando un appoggio comodo dove piazzare il mio sedere, mentre volgo lo sguardo a destra e poi a sinistra e poi davanti, in cerca del mio taxi-amico, domandandomi come sempre se arriverà in macchina o a piedi o in bus…e che ne so io…mica me lo ha detto…e allora mi guardo continuamente intorno, cercando di capire se lo scorgo tra la folla.
Milano mi piace da morire, perché appena scendo dal treno provo sempre la stessa sensazione di essere un numero, un numero solamente. Ma non nel senso riduttivo del termine. Mi piace l’idea che nessuno si curi veramente di me, che io possa camminare e non essere guardata, che sia naturale leggere sull’autobus senza che il tuo vicino di gomito non pensi che te la tiri perché leggi mentre viaggi, che sia ovvio camminare e pensare ai cavoli miei senza preoccuparmi di come sono vestita, dell’espressione che ho sul viso, di come tengo le mani in tasca. Qualche volta vorrei trasferire questa sensazione a Verona. Chissà se poi sarebbe la stessa cosa… pensandoci bene no, non vorrei che fosse così. Infondo Verona mi piace nel suo bigottismo incalzante, nel suo ingombrante andamento infossato, nel suo odore stantio, nella sua luce provinciale e affascinante, con i suoi ponti intrisi di domande e il suo porfido pulito. Ma cosa faccio qui, oggi? E’ un giovedì qualsiasi e ho preso un treno al volo per vedere se posso mettere a segno la prima parte di un lavoro che richiederà molto tempo. Mentre aspetto il mio amico, so già che il viaggio di ritorno sarà molto diverso da quello di andata.

Che cosa significa la parola “datato”?
Significa sorpassato, oppure semplicemente anziano? E ciò che è anziano non è necessariamente da buttare, anzi! Piuttosto è maturo, talmente maturo da poterti trasmettere concetti e visioni che tu, sbarbato come sei, non riesci nemmeno ad immaginare.
Ebbene, il corridoio di questo posto è lunghissimo. Mi ricorda a tratti quello di Shining, ma non perché è macabro, quanto perché tutto è stato lasciato come quando è stato costruito, non è stato cambiato il pavimento, non sono state cambiate le porte, credo che non venga tinteggiato da anni e i muri, come anche le finestre e la mobilia conservano il colore del tempo che passa, e che è inconfondibile.
Non ero mai stata qui prima d’ora, ci entro solo oggi. Mi lascio, per ora, attraversare dagli eventi. E’ solo quando mi siedo a scrivere che rielaboro il tutto. A volte penso che se non scrivessi non capirei fino infondo quello che faccio. Trascrivere i fatti mi da sicurezza, mi permette di valutare le cose, guardandole come se fossero disposte a ventaglio sulla scrivania.
Se potessi vivrei in studio di registrazione. E questo studio odora di pelle, di anime elette, di messaggi indecifrabili perché magici ed unici.
Mi chiedo se merito di passeggiare sopra queste piastrelle antiche di marmo grigio.
Forse dovrei smetterla di farmi domande, e dovrei godermi il momento. Qualcosa è cambiato, io sono cambiata.

Poi non ti sei voltato, e tenendo le mani appoggiate al volante della tua macchina, hai detto “non è troppo tardi, per te, al contrario sei solo all’inizio…è che ti hanno fatto credere che non fosse il tuo momento, ogni volta che ti sei proposta. Ma la verità è che eri solo in anticipo rispetto ai loro programmi…e non esiste colpa che tu possa darti, puoi solo migliorarti sempre e lavorare duro”.

Questo luogo è visibilmente datato.
Datato per me oggi significa puro.
Aggiungo un sinonimo al mio personalissimo vocabolario, e chissenefrega se qualcuno non è d’accordo.


Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati