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giovedì 29 ottobre 2009

All'improvviso.

Settembre è sempre stato il mio mese preferito.
Ricordo che ad agosto già mi fermavo alle vetrine di tutte le cartolerie per ammirare i nuovi modelli di diari che erano usciti. Ero la disperazione dei miei genitori, non c’era volta che si andava al supermercato che io non stessi almeno quindici minuti persa ad ammirare il reparto cancelleria. Le penne a casa mia non sono mai mancate, e nel mio modesto astuccio c’era soltanto l’imbarazzo della scelta, ma immancabilmente, quando capitava di andare a fare la spesa con i miei genitori, volevo una penna nuova, o una matita, o un rotolo di scotch, o un quaderno, o peggio ancora una gomma da cancellare. Quelle che avevo non mi bastavano mai, pensavo sempre che avrei trovato sicuramente una penna ancora più entusiasmante, mi divertivo a provarle tutte e posso dire di conoscere bene la scrittura di almeno tutte le pilot esistenti in Europa. D’estate certi riti si assopivano, di solito a giugno, quando finiva la scuola, avevo tre o quattro penne e per tutta la durata delle vacanze me le facevo bastare. Con il caldo mi prendeva una forte voglia di scrivere, ma il materiale non cambiava, mi accontentavo di quello che avevo comperato durante l’inverno e, ovviamente, avevo molta scelta. Ma era con settembre, con le prime giornate che si accorciano, con i tramonti virati sul rosa-viola, con le prime zuppe di fagioli o di verdura, con i primi pantaloni lunghi e le prime felpe, con quel preciso profumo nell’aria…era da quel profumo nell’aria che partiva la mia pulsione verso il reparto cancelleria. E amavo l’attesa che precedeva quei giorni, conoscevo il sapore delle cose che amavo e le attendevo con ansia, più del natale, più di qualsiasi festa, più di qualsiasi regalo. Niente era paragonabile a quel piacere.
Non ricordo quando fu, ma ci fu una prima volta in cui ascoltai Antonello Venditti, e sono quasi sicura che fu a casa di mio zio, nel suo studio, quel mitico studio super ordinato e profumato di macchina da scrivere, di cuoio e di sigarette.
E dove, ovviamente, erano custodite le mie penne preferite, a cui mi era proibito avvicinarmi. Forse per gioco, o forse no, ma nel ricordo vago di quel primo approccio posso ancora sentire la sensazione che provavo. Sentivo di essere di fronte a qualcosa di geniale, mi dicevo che le mie orecchie stavano ascoltando qualcosa che non avevano mai sentito prima, prevedevo, sentivo e sapevo inconsciamente che quelle note sarebbero rimaste incastrate nel mio dna e che da quel momento in poi non mi avrebbero mai abbandonata. Così mio zio, vedendomi tanto interessata e colpita da quelle canzoni, si prese l’impegno di registrarmi sei audio cassette, che contenevano un misto di canzoni di Antonello.
E’ stato un lampo, a volte basta un cenno debole a farti balzare il cuore in avanti e a farti sentire piccolissima. Guido la mia macchina, a volte mentre sono ferma ai semafori spio fuori dal finestrino e mi vedo riflessa nella vetrata di qualche negozio. Dio, come sono piccola…oppure è la macchina ad essere enorme…o entrambe le cose…ad ogni modo mi sento persa in questo bolide motorizzato.

E’ sempre all’improvviso che accadono le cose più sconvolgenti.

Al rosso di un semaforo stavolta non ho vetrine accanto a me in cui rimirarmi. Stavolta a distrarmi è la canzone che sto sentendo. E’ strano, è certo questa una canzone che mi ha sempre emozionata ma…stasera è diverso.
Bloccata, guido perché devo. Il destino vuole che le prime note del brano siano il sottofondo di me che passo proprio all’interno del mio quartiere natale, e di metro in metro l’emozione si impadronisce di me.
“…e migliaia di gambe e di occhiali di corsa sulle scale, le otto e mezza tutti in piedi, il presidente, la croce, il professore…”

E’ così.

Di singhiozzo in singhiozzo, guidando verso un tramonto fluorescente che scompare piano dietro i tetti del mio quartiere, ascoltando parole che avrò cantato cento volte nella mia stanza, e di lacrima in lacrima mi accorgo che il tempo passa più velocemente di quanto creda, e che sono passati quindici anni dal tempo in cui mi chiudevo in camera, davanti alla scrivania…Succedeva così, accendevo lo stereo e facevo i compiti ascoltando Antonello, fantasticando su un mondo che immaginavo solamente, restando sempre chiusa nel mio guscio di fogli e penne nuove, annusando tutto, descrivendo tutto.
Quindici anni…e accorgermi di essere più grande, guardarmi nello specchietto dell’auto e vedere i miei anni, nelle piccole pieghe che il viso manifesta e non può nascondere.
Sognavo tanto, quindici anni fa. Non facevo altro. Posso dire, oggi, di aver realizzato qualcosa di ciò che sognavo? Posso guardarmi riflessa nei vetri oscurati del mio macchinone ed essere orgogliosa di me? Perché piango mentre ci penso? Perché non riesco a smettere?

La vita mi fa un effetto che non so spiegare. Ma se sapessi spiegarlo avrei finito di scrivere, quello sarebbe il punto più alto dell’analisi dell’esistenza intera e perciò deve rimanere un mistero. La vita mi concede dei privilegi che spero di meritare, ma che mi sconvolgono. Cosa sono tutti questi specchi sparsi in giro per la strada? Dove sono i fiori ingenui, le mie pilot blu, i quaderni nuovi, le mie nike nere, i capelli corti, la donna nascosta, gli amori mai pronunciati e mai vissuti?

Piango se penso a quanto è meschino il mondo.
Ci sono giorni in cui mi sembra inutile starci, inutile viverci, inutile investirci denaro, forze, tempo. Io sono una penna. Accorcio le distanze, guido e ormai le lacrime sono salate di gioia. La lucidità mi spaventa, ho sempre preferito sognare, non ho mai preso più di 5 in matematica. Non sono diversa da quindici anni fa. Ancora aspetto settembre, lo so.
Con qualche segno in più sul viso, e i capelli più lunghi.

Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati