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martedì 21 aprile 2009

Tenacia.

Me lo ricordo come se fosse ieri, la testa vuota e i pensieri leggeri.
Forse uno dei più grandi insegnamenti che io abbia mai ricevuto, è stampato nella mia mente come un marchio a fuoco.
Una persona che, nel presentarsi a te, ti stringe la mano con forza è una persona sincera. Ho sempre misurato le mie simpatie e approfondito o meno le mie conoscenze in base a questa antica teoria, e non ho sbagliato quasi mai.

Stasera ho mangiato arte.
E allo stesso tempo il suo contrario.
Sotto un cielo timidamente stellato, annuvolato e stanco, e sotto una cappa lieve di primavera in ritardo, ho ascoltato le parole del vento. I sussurri del tempo.
L'umidità di quelle mura non lascia lo spazio di respirare, si viene travolti da un turbine di ricordi, anche se non si è mai entrati lì dentro e non si era presenti quando tutto nasceva, prendeva corpo, viveva.
E' come se le travi di legno potessero parlare, e le gettate di malta potessero bisbigliare, le sedie gridare, i mattoni camminarti intorno, e invaderti l'anima, la coscienza addormentata.
Stasera non ho aspettato nemmeno una notte di sonno per iniziare a dirvi qualcosa di cui si dovrebbe parlare tutti i giorni, per strada e nelle case, nelle sale prove e nei corridoi a scuola, tra i balconi e le periferie. Tutti dobbiamo sapere, assopiti come siamo dall'indifferenza imperante che ci mastica il cervello. Voglio scrivere subito di qualcosa che comparirà presto (mi auguro) sui giornali, che tornerà ad essere attuale, che riprenderà a fare rumore. Non voglio perdere più un secondo del mio tempo, non voglio stare ferma a lamentarmi che la mia città dorma un sonno profondo e accondiscendente. Non voglio e non posso.

I suoi occhi sono stanchi.
Ma un cielo infinito li attraversa, e sembra quasi di poter intravedere se stessi lì dentro, in quell'iride affollata di pensieri e tentativi, di arte e di speranza.
La sua tenacia mi invade, ed io prego il cielo stanotte con forza, affinchè io sia così, proprio così alla sua età. E che questo desiderio non mi abbandoni mai.
Voglio essere autonoma, perchè niente più dell'autonomia spaventa il branco, perchè solo la forza d'animo di un essere umano attraversa il tempo a piedi nudi e fa di quell'essere qualcosa di eterno, qualcosa che nemmeno le cariche più alte del governo possono schiacciare, e nemmeno le pile più alte di scartoffie possono avvilire, e nemmeno l'indifferenza, nemmeno il silenzio, nemmeno la polvere odorosa di un teatro abbandonato a se stesso. In una città che dovrebbe essere culla dell'arte, madrina dei colori, signora della cultura.







Ezio Maria Caserta (1938-1997)



www.teatroscientifico.com



Testo tratto da un articolo pubblicato sul sito Verona.com il 10/04/2004



*Un teatro in attesa di risposta*

Molti ci chiedono quando il Teatro/Laboratorio riaprirà i battenti. Molti lamentano la lentezza di Palazzo Barbieri a questo riguardo. Molti, non solo da Verona, telefonano per sapere se qualcosa di nuovo è all’orizzonte.
Da mesi, anzi da anni, aspetto una risposta concreta sulla destinazione del Teatro/Laboratorio. Se penso a questo piccolo teatro, che ha pulsato per anni nel cuore di Verona, alla sua storia gloriosa, a Ezio Maria Caserta, alla sua indefessa generosa passione, ai suoi sacrifici e a quelli di tutti coloro che hanno creduto e “dato” insieme a Ezio e a me perché potesse essere una voce culturale libera nel cuore di Verona, il cuore mi si stringe e riprende a sanguinare assieme a quell’altra ferita mai rimarginata dal 27 luglio ’97.

E allora so che Ezio muore e rimuore ogni volta per l’incuria o l’indifferenza o la lentezza della macchina burocratica.

Non abbiamo mai avanzato al Comune, proprietario dell’immobile, richieste di finanziamenti per ristrutturare il Teatro, abbiamo sempre detto che eravamo pronti ad assumerci tutte le spese del suo restauro (come sempre del resto), abbiamo iniziato i lavori con i progetti approvati e i relativi permessi in regola, abbiamo rispettato le scadenze con i vari fornitori, abbiamo sventrato il teatro e abbiamo cominciato a ricostruirlo ancora una volta carichi di coraggio e di speranza e di sogni, quelle speranze e quei sogni che la nuova Amministrazione sembrava poter realizzare. Il contratto però non ci è ancora stato rinnovato e siamo stati costretti a interrompere i lavori in attesa di chiarimenti, che dovevano esserci dati nel giro di venti giorni, con gravi disagi per chi ci lavorava. Era novembre 2002. Ancora oggi non abbiamo avuto una risposta ufficiale.

Quello che credo di aver capito è che uno o due Assessori sono convinti dell’utilità del ripristino della funicolare, che altri, resisi conto forse dell’assurdità o dell’anacronismo di questo progetto, hanno optato per un ascensore “leggero”, so che il Sindaco sta valutando la possibilità di farlo coesistere con il Teatro/Laboratorio, che vorrebbe non fosse “intaccato”…
Forse i giovani non sanno che il Teatro/Laboratorio, nato nel 1970, è una struttura teatrale veronese che nel 1975 ha ottenuto in comodato dal Comune di Verona lo spazio dell’ex stazione di partenza della Funicolare di Castel S. Pietro per adibirlo a teatro. La funicolare, scarsamente attiva dal ’40 al ’44, era stata chiusa per mancanza di utenti (ed allora non c’erano tutte le macchine di oggi) ed era diventata il deposito di immondizie del quartiere fino al ’75, quando furono rimosse dal Teatro/Laboratorio. I lavori di sistemazione che fin da allora sono stati compiuti sono sempre stati sostenuti dalla compagnia teatrale, che aveva ottenuto un regolare permesso di agibilità. Il Teatro/Laboratorio era nel frattempo divenuto un importante spazio culturale e non solo per Verona (Salvatores, Benigni, Guccini, Paolo Conte, Gianna Nannini, Gino Paoli, Herlitzka, Paolo Poli, Giancarlo Sepe, Memè Perlini, Leo Ferrè, il Living Theatre…e tanti altri si sono alternati sulle tavole di quel piccolo teatro). Contemporaneamente la compagnia veronese aveva cominciato ad affermarsi a livello nazionale (nel 1975 Ronconi la invita alla Biennale di Venezia con la sacra rappresentazione “Storia della regina Rossana”, nell’’80 Scaparro con il varietà futurista “Briccatirakamékamé”…) e internazionale (numerose tournées all’estero con spettacoli di pura ricerca alternati ad altri di ricerca/recupero antropologico) vincendo molti premi (da Parigi ad Amburgo, da Mosca a New-York, da Atene a Montevideo, da Avignone a Praga, da Berlino ad Amsterdam, da Budapest a Città del Messico…; nel febbraio 2002 la compagnia veronese è stata scelta a rappresentare l’Italia alla grande festa per l’euro a Francoforte sul Meno). Dopo la tragica scomparsa di Ezio Maria Caserta, quando sono subentrata alla presidenza del Teatro Scientifico, resami conto che una parte della copertura del teatro era in amianto, sono stata costretta a chiudere per alcune stagioni il teatro in attesa di chiarire ed ottenere il rinnovo del comodato che mi consentisse di attivare i lavori di ristrutturazione indispensabili per la sicurezza del pubblico e per risanare l’immobile.

Le domande che sorgono spontanee non solo a me, o a quanti aspettano la riapertura del teatro, ma anche a tutti coloro che ci hanno tempestato di telefonate e di e-mail, dopo aver letto la dichiarazione fatta dall’assessore Tamellini sul giornale “L’Arena”, possono essere riassunte nel seguente modo:

· Quale utenza può avere oggi una funicolare o un ascensore “leggero” quando tutti possono comodamente raggiungere il colle con la macchina (esiste una scorrevole strada) o a piedi percorrendo la scalinata? Esiste già un grande ascensore posto a lato del Teatro Romano…
· Quale significato può avere una funicolare che taglia il verde del colle e interviene nel paesaggio proprio in un luogo di particolare fascino?
· E’ veramente un grande “affare” una “giostra” di questo tipo per superare un dislivello di 50 metri scarsi o non è più ragionevole impiegare il denaro pubblico in opere più utili alla comunità?
· E’ veramente un vantaggio economico per il turismo di Verona una funicolare, che attiva forse solo nei mesi estivi per alcune comitive, sarebbe inutilizzata negli altri mesi e, dopo il primo fervore, sarebbe dimenticata?

Varie tesi di laurea sono state presentate sul Teatro/Laboratorio e sulla sua ristrutturazione (tra le ultime ricordiamo quella discussa all’Università di Venezia, Facoltà di Architettura). Sappiamo che presso il Politecnico di Milano ci sono state esercitazioni e studi relativi al Teatro/Laboratorio e alla sua ristrutturazione. A parte la “ferita” del verde del colle proprio a ridosso del Teatro Romano, a parte la ferma intenzione degli abitanti della zona e di molti Veronesi di opporsi a un’opera del genere, a parte l’utilità discutibile di questa specie di “giostra” che rischierebbe di essere chiusa per mancanza di utenti dopo pochi anni, a parte il fatto che non si capisce perché non possano coesistere il teatro e un ascensore (se proprio si vuole far arrivare meccanicamente a Castel S. Pietro chi lo desidera… esistono vari progetti al riguardo: uno prevede la partenza dell’ascensore dalla terrazza del T/L, uno da Scalone Castello S. Pietro…), è veramente indispensabile alla città recuperare una funicolare o non è forse più meritorio recuperare uno spazio culturale che esiste da 29 anni?

Molti diranno che parlo da parte interessata, coinvolta affettivamente. E’ vero, ma come cittadina di Verona mi chiedo anche se questo progetto serva veramente ai Veronesi o non serva piuttosto agli ideatori. Una città dovrebbe andare fiera dei suoi artisti, aiutarli e non ostacolarli. Credo senza presunzione che il Teatro/Laboratorio sia stato importante per Verona, che dovrebbe custodirlo e considerarlo (assieme all’esperienza di altre realtà artistiche veronesi) un gioiello di famiglia e come tale tramandarlo.

Giovanna Caserta

Cosa sto ascoltando

  • Nuru Kane "Sigil"
  • Glen Hansard "Rythm and Repose"
  • Meanza/Milenkovic EP
  • Colore "Io la notte"

Cosa sto leggendo

  • Virginia Wolf "Una stanza tutta per se"
  • Daniel Pennac "Abbaiare stanca"
  • Thomas Mann "Cane e padrone/Disordine e dolore precoce/Mario e il mago"

Ultimi film visti

  • "Midnight in Paris" di Woody Allen
  • "Carnage"
  • "Ed Wood" di Tim Burton
  • "Amabili Resti"
  • "Il discorso del Re"
  • "Batman Begins"
  • "Shutter Island" di Martin Scorsese
  • "Australia"
  • "Il diavoll veste Prada"
  • "Toy Story 3"
  • "Man on Fire"
  • "Agora"
  • "Elizabeth"
  • "La prima cosa bella" di Paolo Virzì
  • "Il riccio"
  • "Profondo rosso" di Dario Argento
  • "Viola di mare"
  • "Febbre da cavallo"
  • "La ragazza che giocava con il fuoco"
  • "Le conseguenze dell'amore" di Paolo Sorrentino
  • "Momenti di gloria"
  • "Vincere"
  • "Appuntamento a Belleville"
  • "Angeli e Demoni"
  • "L'amore ha due facce"
  • "Pane e Tulipani"
  • "L'olio di Lorenzo"
  • "L'ultimo imperatore" di Bernardo Bertolucci
  • "Solaris" di Andrej Tarkovskij
  • "Wall-e" Disney Pixar
  • "The LIbertine"
  • "Il Decalogo" di Krzysztof Kieslowski
  • "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati