Conosco bene la sensazione che provo ogni volta che riverso i miei pensieri in un foglio bianco.
Ma è come se più spesso girassi al largo da quell’emozione, quel senso liberatorio di braccia in aria e salti nel vento, che solo il cuore di un artista vive, nell’esatto momento in cui posa la penna e sente di aver vomitato proprio tutto quello che aveva nel gozzo.
Non interessa se qualcuno leggerà. A chi scrive basta dare sfogo al proprio istinto, e tutto intorno prende già la forma che preferisce, quella morbida e consolatoria del distacco dal mondo, e che rimette tutto in ordine dentro se stesso.
E allora scrivo, e non mi importa più di niente e di nessuno, mi concentro solo sul movimento rotatorio della biro sulla carta, e calco più forte il solco, faccio acrobazie di parole e mi getto dentro al mio mare, mi specchio nei miei dubbi per risalire forte, attraverso a piedi nudi i vicoli oscuri delle mie incertezze e scrivo talmente tanto da non sentire più i pensieri.
E scrivo talmente tanto che, alla fine della corsa, non sento più niente, tranne il suono dolce del mio cuore.
